De li accidiosi che son avversi al possibile
Achille Varzi, Claudio Calosi
2014
Antefatto: Nella primavera del 2014 abbiamo avuto l'onore e il piacere di dare alle stampe un volume contenente la trascrizione fedele di un poema anonimo in ventotto canti intitolato Le tribolazioni del filosofare. Comedia metaphysica ne la quale si tratta de li errori & de le pene de l'Infero (Roma-Bari, Editori Laterza). Il poema -composto interamente in terzine incatenate di versi endecasillabi, in volgare toscano -tratta del viaggio allegorico del Poeta attraverso il buio «Infero»
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... lletto, sotto la guida di Socrate, alla ricerca di una via d'uscita dalla condizione di stallo e confusione diffusa nella quale egli sarebbe malamente precipitato. Più precisamente, l'Infero è strutturato in una serie di Cerchi concentrici che si succedono verso un abisso sempre più buio e profondo, e ciascun Cerchio (dieci in tutto, alcuni dei quali suddivisi in più Gironi, Zone o Bolge) rappresenta un grave «errore» filosofico a cui corrisponde una «pena» altrettanto severa per quei pensatori che se ne sarebbero macchiati nel corso della storia. Il viaggio del Poeta è appunto il viaggio liberatorio di chi ha la pazienza e l'umiltà intellettuale -ma anche il coraggio -di attraversare ogni Cerchio apprendendo «l'errori e da li errora». Come abbiamo avuto modo di scrivere nell'introduzione al volume, il poema presenta evidenti analogie, sul piano dello stile come su quello dell'architettura complessiva, con la prima cantica della Commedia di Dante Alighieri, benché non sia possibile determinare con certezza il nesso tra le due opere. Al momento possiamo solo confermare che le analogie sono tante e tali da non lasciare dubbi sul fatto che i due autori non abbiano operato in isolamento: o il Poeta trasse ispirazione da Dante per il suo poema filosofico (peraltro affiancato da un secondo componimento, per ora inedito, dedicato alle «virtù» e ai «premi» di un luogo chiamato «Empireo»), ovvero fu Dante stesso a ispirarsi al Poeta per il suo poema divino. In effetti la seconda ipotesi è meno azzardata di quanto potrebbe sembrare, considerato il già lungo elenco di opere che in vario modo si potrebbero annoverare tra i precursori del capolavoro dantesco. A parte ovviamente il VI libro dell'Eneide di Virgilio e l'Apocalisse apocrifa di Paolo (e, per certi aspetti, le tre sure del Corano in cui si narra dell'isr ā' e del mi'r āj di Maometto), ricordiamo in particolare le odissee monastiche irlandesi dell'Immram Brain (VIII sec.), dell'Immram Maele Dúin (X sec.) e della Navigatio Brendani (X sec.), veri e propri best seller medievali diffusi per ogni parte d'Europa in numerosissime traduzioni e varianti; le visioni infernali, purgatoriali e paradisiache narrate nella Fís Adamnáin (X-XI sec.), nella Visio Tnugdali (XII sec.), nella Visio Alberici (XII sec.) e nel Purgatorium Sancti Patricii (tardo XII sec.), alcune delle quali certamente note a Dante; e infine i tanti testi in italiano volgare duecentesco che COPYRIGHT.
doi:10.13130/2037-4445/4438
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