Ricerche sull'organizzazione del territorio nella Liguria medievale [book]

Paola Guglielmotti
2005 unpublished
Assetto insediativo e presenze religiose: compattezza che suggerisce coesione 2.1 Quartieri: i condizionamenti sulle forme della rappresentanza 2.2 La chiesa di S. Martino e le sue competenze nel villaggio e nella valle 2.3 Le cappellanie in S. Martino: l'articolazione devozionale e sociale 2.4 Ulteriori articolazioni del quadro religioso: un rafforzamento dell'identità comunitaria 3. Gestione di beni collettivi e relazioni con i villaggi confinanti: àmbiti di autonomia della comunità 3.1
more » ... buzione della proprietà fondiaria e rapporti di vicinato: la molteplicità degli intrecci 3.2 Terre della comunità: un complesso sistema di integrazioni 3.3 Terre per il pascolo 3.4 Rapporti con i villaggi vicini: documentazione e deformazione prospettica 3.5 Rapporti con i villaggi di Cenova e Lavina: l'elaborazione di una nozione di confine "zonale" 4. Comunità e signori: la definizione delle competenze 4.1 Una comunità forte con rappresentanza istituzionale debole 4.2 La spartizione di Rezzo: concorrenza intersignorile e affermazione di una fiscalità legata ai redditi 4.3 Forme di autogoverno dei Rezzaschi Abbreviazioni Fonti e bibliografia Carte Indice dei nomi 112 112 115 118 124 128 129 133 138 140 143 149 150 152 162 167 169 191 195 congregarsi nelle villenuove, come si è constatato nel cap. III. Ma sono tutti soggetti sociali e politici non ignorabili nel nostro sfondo. Per quanto copiosamente testimoniati, altri attori possono limitarsi a intendere il territorium di un villaggio, dal contorno tutto sommato chiaro, alla stregua di un grosso recipiente cui attingere redditi, in denaro e in parte ancora in natura: sul finire del medioevo è il caso dei marchesi di Clavesana a Rezzo, ormai senza interesse e capacità di agire sui meccanismi della distribuzione delle proprietà fondiaria, della manutenzione del suolo e delle sue strutture, dell'accesso alle risorse collettive e della tutela di una piccola fascia confinaria di quel territorium, come è emerso nel cap. IV. Accade di frequente che nel condurre ricerche di storia del territorio non si esplicitino o non si rendano riconoscibili a sufficienza, sotto il profilo metodologico, gli approcci adottati, mentre una simile esplicitazione appare opportuna quanto meno per la didattica universitaria, che rischia di subire sempre maggiori semplificazioni. Si tende infatti a ragionare all'interno di quei solidi "contenitori" -al tempo stesso geografici, cronologici e di riferimenti storiografici -offerti ad esempio dal distretto plebano, dalla signoria territoriale, dal contado di una città o dallo stato regionale 8 , che possono essere avvertiti non solo come utili orientamenti ma anche come gabbie interpretative, perché non sempre pienamente adatti a mostrare l'integrazione di tutti i piani del processo storico. Correttivi anche recenti indubbiamente non mancano, come ad esempio sembra dimostrare fin dal titolo il seminario milanese del 2003 su Signorie rurali e feudi in alcune aree dell'Italia centro-settentrionale fra XIV e XV secolo, dove l'interesse va appuntato soprattutto sul primo termine dell'endiadi in età così tarda, perché spesso ancora sopraffatto dal secondo nella divulgazione medievistica 9 . Tra i saggi 9 Introduzione 8 Per cui si possono vedere rispettivamente come primo orientamento Curtis e signoria rurale. Interferenze fra due strutture medievali, a cura di G. Sergi, Torino 1993; P. Toubert, "Città" et "contado" dans l'Italie médiévale. L'émergence d'un thème historiographique entre Renaissance et Romantisme, in "La Cultura", 22 (1984), pp. 219-248; e G. Chittolini, Città comunità e feudi negli stati del'Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XVI), Milano 1996. Si riprende qui quanto già rilevato in Guglielmotti, Comunità e trritorio cit., pp. 15-16. 9 Con evidente richiamo al lavoro di G. Chittolini, Signorie rurali e feudi alla fine del medioevo, in Comuni e Signorie: istituzioni, società e lotte per l'egemonia, Torino 1981 (Storia d'Italia diretta da G. Galasso), pp. 589-676; si veda adesso Poteri signorili feudali nelle campagne dell'Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento: fondamenti di legittimità e forme di esercizio. Atti del convegno di studi (Milano, 11-12 aprile 2003), a cura di F. Cengarle, G. Chittolini e G.M. Varanini, in "Reti Medievali -Rivista", 5 (2004) 1, url: . Presentano interesse di recente anche lavori, come quello di G. Serrazanetti, Dalla domus filiorum Manfredi ai Passaponti: un caso di signoria mancata?, in Per Vito Fumagalli. Terra, uomini, istituzioni medievali, a cura di M. Montanari e A. Vasina, Bologna 2000, pp. 281-338, che affronta con la necessaria cautela, fin dal titolo, un ambito politicamente "grigio" di notevole interesse. Un orientamento prezioso è adesso in G. Albertoni e L. Provero, Il feudalesimo in Italia, Roma 2003. 11 Introduzione 11 Vere e proprie perorazioni in questo senso in A. Torre, Premessa a Pratiche del territorio, a cura di Id., "Quaderni storici", 35 (2000), 103, pp. 3-10, e Id., La produzione storica dei luoghi cit., con tutti i necessari rimandi a precedenti lavori E. Grendi, D. Moreno e O. Raggio. 12 Richiamo quanto ha formulato (in una prospettiva più urbanocentrica) da G. Rossetti, Civiltà urbana e sistema dei rapporti nell'Europa del Medioevo e della prima età moderna: una proposta di ricerca, in Spazio, società e potere nell'Italia dei comuni, a cura di Ead., Napoli 1986 (Europa mediterranea, Quaderni, 1), pp. 309-311. 13 Ho provato ad applicare al contesto regionale ligure quanto già sperimentato in P. Guglielmotti, Comunità e territorio. Villaggi del Piemonte meridionale, Roma 2001 e metodologicamente formulato nell'Introduzione; e si veda comunque E. Grendi, Il Cervo e la Repubblica. Il modello ligure di antico regime, Torino 1993, p. IX. particolare per il territorio circostante Genova, quasi sgombro da castelli: ebbene, nella val Bisagno in avanzato secolo XI si rinuncia consapevolmente a esercitare pieni poteri dal castello vescovile. Così in parte appare nel corso del secolo XII per le fortificazioni nella Riviera di levante, vuoi fondate da Genova, con qualche fallimento, vuoi precocemente inquadrate dalla città, in quanto strutture che non hanno dato adeguata sostanza a poteri autonomi. E' quanto si constata con agio -ma quasi non potrebbe essere altrimenti -per le zone dove sono fondate villenuove per iniziativa signorile nel secolo XIII e dove i castelli preesistenti hanno forse avuto la funzione di controllo e orientamento dei transiti, di protezione alla vicina pieve, di dare volto al tempo stesso concreto e simbolico al potere locale 17 , ma non hanno saputo o voluto attrarre popolazione. Anche il villaggio di Rezzo, infine, è teatro di relazioni tra contadini e signori che sfuggono agli schemi più propagandati: qui fallisce il tentativo tardissimo (fine secolo XV) di riorganizzare le relazioni locali facendo perno su un castello, che pare il primo costruito in loco e che è presto smantellato. Le ricerche qui raccolte concordano dunque con un'esigenza sempre più avvertita: quella di rivisitare e rimodulare il tema dell'incastellamento, rivolgendosi alle fortificazioni come strutture di cui occorre ricostruire, singolarmente e collettivamente, una più minuta cronologia delle fasi costruttive, delle finalità specifiche e delle effettive proiezioni all'intorno. Il contesto ligure è idoneo per una simile prospettiva di ricerca, perché sotto il profilo archeologico si sta procedendo a una ricognizione sistematica dei luoghi incastellati in età medievale, a partire dall'attuale Provincia di Genova 18 . Sono qui riproposti come Capitoli I, II e III, con minime correzioni e integrazioni, lavori già pubblicati in altra sede, mentre il capitolo IV è inedito. -Definizioni di territorio e protagonisti politici e sociali a Genova nei secoli X-XI, in Comuni e memoria storica. Alle origini del comune di Genova, Atti del convegno di studi, Genova 24-26 settembre 2001, Genova 2002 (= "Atti della Società Ligure di Storia Patria", n. s., 42 [116], 1), pp. 299-327. -Genova e i luoghi di nuova fondazione nella Liguria di Levante del secolo XII, in Borghi nuovi e borghi franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali 13 Introduzione 17 C. Wickham, La montagna e la città. L'appennino toscano nell'alto medioevo, Torino 1997 (ed. or. Oxford, 1988), pp. 323-324. 18 Nell'ambito delle iniziative coordinate dalla cattedra di Archeologia Medievale dell'Università di Genova; aperture metodologiche in L'incastellamento in Liguria. X-XII secolo. Bilancio e destini di un tema storiografico, a cura di F. Benente, Bordighera 2000, in specie in Id., L'incastellamento in Liguria. Bilancio e destini di un tema storiografico, pp. 17-69. A breve la pubblicazione degli atti del convegno Castelli e insediamento rurale fra conoscenza e valorizzazione. Cherasco, 27-28 settembre 2003, a cura del Centro internazionale di studi sugli insediamenti medievali. nell'Italia centro-settentrionale (secoli XII-XIV), a cura di R. Comba, F. Panero e G. Pinto, Cherasco-Cuneo 2002 (Insediamenti e cultura materiale, 1), pp. 257-269. -Nuove fondazioni signorili nella Liguria duecentesca, in Semifonte in Val d'Elsa e i centri di nuova fondazione dell'Italia medievale. Atti del Convegno nazionale di Barberino Val d'Elsa, 12-13 ottobre 2002, Firenze 2003, a cura di P. Pirillo, pp. 65-100. Si ringraziano curatori ed editori per aver consentito la pubblicazione. Le carte costituiscono una rielaborazione, ad opera di Fabrizio Benente, che ringrazio, dei tipi cartografici della Regione Liguria. 15 1 Si veda, ad esempio, E. Dupré Theseider, Vescovi e città nell'Italia precomunale, in Vescovi e diocesi in Italia nel Medioevo (sec. IX-XIII). Atti del II Convegno di storia della Chiesa in Italia, Roma, 5-9 settembre 1961, Padova 1964, pp. 55-109; A. Haverkamp, Die Städte im Herrschaftsund Sozialgefüge Reichsitaliens, in "Historische Zeitschrift", n. F., 7 (1982), in particolare pp. 166 sgg.; V. Fumagalli, Il regno italico, Torino 1986, pp. 292 sgg.; P. Racine, Città e contado in Emilia e Lombardia nel secolo XI, in L'evoluzione delle città italiane nell'XI secolo, a cura di R. Bordone e J. Jarnut, Bologna 1988 (Annali dell'Istituto storico italo germanico, Quaderno 25), pp. 99-136. 2 Si veda anche P. Cammarosano, Italia medievale. Struttura e geografia delle fonti scritte, Roma 1991, p. 65. 3 Haverkamp, Die Städte cit., pp 178 sgg.; Fumagalli, Il regno italico cit., pp. 292-295, ma anche Dupré Theseider, Vescovi e città cit., pp. 76 sgg. 16 Ricerche sull'organizzazione del territorio nella Liguria medievale 4 Mi limito a rimandare a C. Violante, La società milanese nell'età precomunale, Roma 1953, Parte seconda. Accenno solo al fatto che da ultimo anche G. Ortalli, Venezia-Genova: percorsi paralleli, conflitti, incontri, e G. Zordan, La nascita dei due comuni: proposte metodologiche per un confronto, in Genova, Venezia, il Levante nei secoli XII-XIV. Atti del convegno internazionale di studi (Genova-Venezia, 10-14 marzo 2000), a cura di G. Ortalli e D. Puncuh, Genova 2001 (= "ASLI", n. s., 41 [115] , 1), rispettivamente alle pp. 9-27 e 29-57, hanno ammonito a non considerare come separate ed esclusive le storie di Genova e Venezia. Cfr. più in generale Die Frügeschichte der europäischen Stadt in 11. Jahrhundert, a cura di J. Jarnut e P. Johanek, Köln-Weimar-Wien 1998 (Städteforschung. Veröffentlichungen des Instituts für vergleichende Städtegeschichte in Münster). Almeno due presuli genovesi, comunque, in teoria avrebbero modo di ottenere direttamente un privilegio imperiale. Giovanni II nel 1001 è presente a Pavia a un placito presieduto da Ottone III, mentre Landolfo, forse nel 1019, partecipa a Strasburgo a un'assemblea presieduta da Enrico II: V. Polonio, Tra universalismo e localismo: costruzione di un sistema , in Il cammino della Chiesa genovese dalle origini a i giorni nostri, a cura di D. Puncuh, Genova 1999 ("ASLI", n. s., 34 [113], 2), p. 89. 5 Si ha tuttavia asciutta ma solenne notizia di "privilegia" di Ottone (senza ulteriore specificazione) e di Berengario di semplice conferma relativi a "possessiones et curtes" della Chiesa di Genova che sarebbero stati letti pubblicamente nel 1189, in occasione della ricollocazione del corpo del patrono cittadino, il beato Siro, in prossimità dell'altare della chiesa di S. Lorenzo dopo l'esecuzione di alcuni restauri pavimentali: Il Registro della Curia arcivescovile di Genova, a cura di L. T. Belgrano, Genova 1862 ("ASLI", 2/2), doc. 18 dei documenti riguardanti le proprietà e i diritti della Curia arcivescovile, pp. 411-412. Sulla qualità dell'informazione pesa non poco, come è ovvio, il clima celebrativo del momento. 6 Si veda la bibliografia citata alle note precedenti e R. Bordone, Città e territorio nell'alto medioevo. La società astigiana dal dominio dei Franchi all'affermazione comunale, Torino 1980 (BSS, 200). Il comitatus Ianuensis Percorreremo innanzitutto la strada, obbligata, di seguire quali siano le occorrenze delle espressioni e dei termini usati per la localizzazione dei beni immobili. Paolo Cammarosano ha scritto recentemente che la definizione geografica, molto schematizzando, può articolarsi per l'età altomedievale su quattro diversi livelli, indicati per praticità come " 'territoriale', 'circoscrizionale', 'insediativo', 'agrario' ", senza che comunque si possa parlare -di questo è necessario tenere ben conto -di una terminologia consolidata 10 . Nelle fonti liguri l'ubicazione dei beni fondiari non è mai data ricorrendo simultaneamente a tutti questi livelli, che credo rara anche in altre regioni italiane. Occorre riconoscere preliminarmente che le molte puntuali ricognizioni di Romeo Pavoni esimono da un'individuazione di genere topografico. Cominciamo perciò a fermare l'attenzione sull'occorrenza di termini che esprimono il maggior impianto circoscrizionale maturato nell'età precedente, quello centrato sulla città, il cui territorio può essere in linea di massima indicato con riferimento al comitato o alla diocesi. Risulta del tutto sporadico nei secoli X e XI il riferimento al comitatus di Genova, la circoscrizione che Pavoni ha dimostrato (anche utilizzando fonti del secolo XII) ricalcare nelle grandi linee, come è frequente, il disegno della diocesi 11 . Sono otto occasioni in tutto, fatto di per sé già abbastanza eloquente. Le attestazioni di età carolingia relative a Genova segnalano l'indiscussa vitalità cittadina ma non lasciano certo intuire come si articoli il legame del centro urbano con il territorio. In breve, i futuri docenti genovesi rientrano 18 Ricerche sull'organizzazione del territorio nella Liguria medievale Sessanta del secolo XI, in Miscellanea di studi storici, II, Genova 1983 (Collana storica di Fonti e Studi diretta da Geo Pistarino, 38), pp. 21-29, e Una nuova fonte per l'incursione musulmana del 934-935 e le sue implicazioni per la storia genovese, in Oriente e Occidente tra Medioevo ed età moderna. Studi in onore di Geo Pistarino, a cura di L. Balletto, Genova 1997, II (Università degli studi di Genova -Sede di Acqui Terme, Collana di Fonti e Studi, 1.2), pp. 605-616. 10 Cammarosano, Italia medievale cit., pp. 74-75. 11 La circoscrizione sarebbe stata "evidentemente... uno dei primi comitati istituiti dai Carolingi in Italia, erede di una circoscrizione longobarda di cui purtroppo non si conosce praticamente nulla": R. Pavoni, Dal Comitato di Genova al comune, in La storia dei Genovesi. Atti del Convegno di Studi sui Ceti Dirigenti nelle Istituzioni della Repubblica di Genova, Genova 12-14 aprile 1984 , V, Genova 1985 (la citazione è a p. 151), con l'integrazione fornita in Id., Organizzazione del territorio genovese nei secoli X-XIII, in "RII", n. s., 40 (1985), fascc. 1-3, pp. 5-12, in specie p. 5 n. Ha parlato di "una rivalutazione della terminologia circoscrizionale" nel diploma di Federico II del 1162 relativo alla vicina Savona, ma sottolineando come "la memoria della circoscrizione ... non è accompagnata da un riferimento ai confini", L. Provero, Dai marchesi del Vasto ai primi marchesi di Saluzzo. Sviluppi signorili entro quadri pubblici (secoli XI-XII), Torino 1992 (BSS, 209), p. 159. Per un esempio di rinuncia a valutare anche sotto l'aspetto strettamente circoscrizionale una fase ben precedente a quella adesso in esame, si veda A. Schwarcz, Die Liguria zwischen Goten, Bizantinern, Langobarden und Franken im 6. Jahrhundert, in Oriente e Occidente tra Medioevo ed età moderna cit., II, pp. 1109II, pp. -1131 19 I. Definizioni di territorio e protagonisti politici e sociali a Genova nei secoli X-XI 12 I capitolari italici. Storia e diritto della dominazione carolingia in Italia, a cura di C. Azzara e P. Moro, Roma 1998, doc. 26, p. 127. 13 Un profilo del prelato e un'analisi della sua attività in Polonio, Tra universalismo e localismo cit., pp. 84-86, cui rimando anche per la notizia che nella primavera dell'878 Giovanni VIII, diretto in Francia, transita da Genova dopo aver lasciata Roma per le violenze provocate da Lamberto di Spoleto. Si veda anche S. Origone, Bisanzio e Genova, Genova 1997, p. 27. 14 MGH, Scriptores, Annales regni Francorum et annales q. d. Einhardi, a cura di G. H. Pertz e F. Kurze, Hannoverae 1895, ad annum, p. 122; sul fatto che quanti sono qualificati come conti non siano sempre necessariamente preposti al governo di un comitato si è pronunciato P. Cammarosano, Nobili e re. L'Italia politica dell'alto medioevo, Roma-Bari 1998, pp. 180-181 (un accenno per l'età precedente anche in F. Prinz, Clero e guerra nell'alto medioevo, Torino 1994, p. 67). 15 T. Lazzari, "Comitato" senza città. Bologna e l'aristocrazia del territorio nei secoli IX-XI, Torino 1998; si veda anche G. Sergi, Le città come luoghi di nozioni pubbliche del potere. Le aree delle marche di Ivrea e di Torino, in Piemonte medievale. Forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985, pp. 5-27. 16 Rimando perciò, rinunciando a proporre una completa rassegna storiografica, a Pavoni, mando una donazione effettuata sedici anni prima dai coniugi Lamberto e Oza al monastero di S. Siro 19 . Del resto da parte della dinastia non è nemmeno stretto, a quanto pare, alcun legame significativo con gli enti ecclesiastici cittadini, perché per valutare questo rapporto possiamo far conto esclusivamente su due donazioni di modesta entità, che segnalano un rapporto di equidistanza dai due monasteri più importanti. La prima si deve al marchese Oberto, figlio del fu Oberto, a favore ancora del cenobio di S. Siro, che nel 1014 ha per oggetto una vigna situata fuori dalle mura cittadine 20 . La seconda donazione, attuata dal marchese Alberto, figlio del fu Alberto, a favore dell'altro importante monastero, S. Stefano, nel gennaio 1033 riguarda una terra e un prato non nell'immediato circondario urbano, bensì a Carasco, nel Levante 21 . Nel giugno 1033 Adalberto e sua moglie fondano dunque il monastero di Castiglione, nei pressi dell'attuale Fidenza in diocesi di Parma, lasciando enumerare al notaio Anno, la cui sottoscrizione è seguita da quella di altri due notai, anche una quota dei beni che hanno "infra civitatem... Ianuensis" (così come leggiamo nella trascrizione muratoriana) e decime sulle loro proprietà tutte nel Levante, cioè a Quinto, Rapallo, Lavagna, Sestri, Moneglia, Carrodano, "infra comitatus Ianuensis": due espressioni che ricorrono tuttavia simili per altre quattro città e per altri tredici comitati dell'Italia settentrionale, in cui la presenza familiare è quanto meno diseguale. In questo "impressionante inventario" dei beni obertenghi le realtà dei diversi comitati appaiono così indifferenziate ma comunque accomunate -agli occhi degli autori del documento -da una distinzione se non da una separazione tra città e territorio 22 . Sospendiamo questa analisi per assumere una diversa prospettiva. Grazie al citatissimo diploma pavese, che data 958, vediamo infatti un'altra 21 I. Definizioni di territorio e protagonisti politici e sociali a Genova nei secoli X-XI 19 Le carte del monastero di San Siro di Genova (952-1224), I, a cura di M. Calleri, Genova 1997 (FSL, 5), doc. 38, pp. 66-67. Per un confronto con le dinastie marchionali subalpine che sviluppano un differenziato rapporto con le città da loro governate si veda G. Sergi, I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995, pp. 39-55. 20 Le carte del monastero di San Siro cit., doc. 21, pp. 37-38. 21 HPM, Chartarum, I, Torino 1836, doc. 291, col. 501, su cui anche E. Basso, Un'abbazia e la sua città. Santo Stefano di Genova (sec. X-XV), Torino 1997, p. 18. Al contrario, il coinvolgimento con un ente dell'estremo Levante ligure, il monastero di S. Venerio del Tino, pare più consistente, se lo misuriamo, ad esempio, anche solo sulla base della più corposa donazione del marchese Oberto, figlio del fu Alberto, che data 1056 e che ha per oggetto beni immobili situati in tre distinte località verosimilmente non distanti dalla sua sede (Le carte del monastero di San Venerio del Tino, a cura di G. Falco, Torino 1920, BSSS, 91, doc. 11, pp. 14-16). 22 L. A. Muratori, Delle antichità estensi, Modena 1717, I, p. 98 (da cui riprendono tutte le edizioni a me note, come Cartario genovese cit., doc. 107, p. 150, e Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia, a cura di A. Ferretto, Pinerolo 1909, BSSS, 51, doc. 11. pp. 10-12); M. Nobili, Alcune considerazioni circa l'estensione, la distribuzione territoriale e il significato del patrimonio degli Obertenghi (metà secolo X -inizio secolo XII), in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno italico (secc. IX-XII). Atti del primo convegno di Pisa, 10-11 maggio 1983, Roma 1988 (Nuovi studi storici, 1), pp. 72 sgg. 23 I. Definizioni di territorio e protagonisti politici e sociali a Genova nei secoli X-XI 25 Cartario genovese cit., doc. 70, p. 101: si tratta di Rainfredo, Oberto suddiacono e Ido, figli del fu Ingo, che cedono ad Anna, figlia del fu Oberto Vicecomes, e Teuza la metà dei beni di Oberto. A costoro ha di recente rivolto attenzione G. Petti Balbi, I Visconti di Genova: identità e funzioni dei Carmadino (secoli XI-XII), in "Archivio storico italiano", 158 (2000), pp. 684-685. 26 Pavoni, Dal comitato di Genova al comune, p. 155, scrive che la valle di Lavagna è un distretto minore del comitato di Genova. 27 Hpm, Chartarum, I, doc. 113 del febbraio 1040, col. 350, e Le carte del monastero di San Siro cit., doc. 39 del febbraio 1040, pp. 68-69; doc. 42 dell'ottobre 1047, pp. 71-72. I notai sono Bonando e Oberto. 28 ll Registro della Curia arcivescovile cit., doc. 99, pp. 278-279. 10, p. 244). 36 G. Petti Balbi, I conti di Lavagna, in Formazione e strutture dei ceti dominanti cit., p. 95. 37 Il Registro della Curia arcivescovile cit., doc. 84, pp. 305-307. 32 Ricerche sull'organizzazione del territorio nella Liguria medievale 66 Anche per un motivo molto semplice: i libelli petitori (che compongono la gran parte de Il Registro della Curia arcivescovile genovese) non presentano mai datazione topica, che nel documento notarile spesso fornisce informazioni sugli assetti insediativi. 67 Nel 956-971 (Il registro della Curia arcivescovile cit., doc. Lo sviluppo signorile e l'inquadramento feudale, in La storia. I grandi problemi dal medioevo all'Età Contemporanea, II, Il Medioevo, 2, Popoli e strutture politiche, Torino 1986, pp. 367-393, ma è tema per cui restano fondamentali G. Tabacco, Egemonie sociali e strutture del potere nel medioevo italiano, Torino 1979, pp. 180 sgg. e 226 sgg., e i saggi raccolti in Id., Sperimentazione del potere nell'alto medioevo, Torino 1993. 69 Il Registro della Curia arcivescovile cit. , doc. 118, pp. 190-192. 70 Il Registro della Curia arcivescovile cit., doc. 32, pp. 179-180. 39 I. Definizioni di territorio e protagonisti politici e sociali a Genova nei secoli X-XI 97 In questo senso si è recentemente espressa Polonio, Monasteri e paesaggio cit.
doi:10.26530/oapen_345485 fatcat:wxylyeppsjfohj5bckobzdm5w4