Carlo Lasinio e gli autoriatratti di Galleria
Fabia Borroni Salvadori
2018
La collezione degli autoritratti di Galleria per tutto il Settecento e a Firenze un elemento di attrazione per i forestieri, i viaggiatori, i diaristi: le sembianze di quasi tutti i pittori diventano note attraverso le incisioni della Serie di ritratti degli eccellenti pittori dipinti di propria mano ehe esistono nell'Imp. R. Galleria di Firenze, serie caldeggiata dal collezionista Francesco Maria Niccold Gabburri ma realizzata dall'erudito Anton Francesco Gori ehe aveva cercato finanziatori in
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... alto loco e ehe era stato il primo animatore della Nuova Societä del Museo Fiorentino capeggiata dal marchese Andrea Ginori.1 Ne era stato dato un primo saggio nel 1748 nei Ritratti dei piü, celebri professori di pittura in Firenze, negli anni in cui andava dispersa. la collezione degli autoritratti del Gab burri ehe nel suo palazzo di via Ghibellina aveva riempito le pareti di una stanza con un certo numero di autoritratti di pittori o a lui amici o a lui devoti.2 Nel 1752 con buone prospettive di diffusione e di mercato era uscito il primo volume della Serie di ritratti con le biografie dei pittori stese con respiro europeo da Francesco Mouche. Aveva fatto seguito nel 1754 il secondo volume, nel 1756 il terzo, nel 1762 il quarto: i di segni preparatori delle incisioni erano opera di Giovan Domenico Campiglia abile ma discontinuo e affettuosamente legato per decenni al Museo Fiorentino, di Giovan Domenico Ferretti raffinato e penetrante, di Giuseppe Menabuoni un po' in disparte.3 E discontinui erano stati gli incisori ehe avevano tradotto i loro disegni, ventidue incisori taluni pronti a una resa a getto continuo, altri giä svincolati dall'influenza di Johann Jakob Frey, qualcuno accomodante, altro malleabile, altro portato a immelanconire i modelli.4 Quando nel 1762 l'Abbe Richard viene a Firenze e soddisfatto del suo viaggio e ammira le incisioni degli autoritratti e si compiace ehe la tecnica incisoria negli anni si sia perfezionata.5 Rincalza il de Lalande, astronomo, anche lui in visita a Firenze nello stesso anno: " Les gravures n'en sont pas absolument belles, mais cela n'empeche pas que le recueil ne soit pas precieux ".6 Se ne giova nel 1764, nelle visite in Galleria fra il giugno e l'agosto 1764, Edward Gibbon, giä noto nell'ambiente horentino per il suo Essai sur l'etude de la Utterature.1 Mentre i pittori di Galleria con le loro sembianze un po' tristi per il predominar del nero nella morsura spesso faticosa, venduti anche sciolti entrano in un largo pubblico, l'abate e incisore Antonio Pazzi ha acquistato la discussa collezione di autoritratti del pistoiese Tommaso Puccini giä abitante a Firenze, medico di corte mancato nel 1727. La collezione Puccini era stata offerta in vendita a suo tempo al granduca Gian Gastone de' Medici, era passata per varie rnani ed era stata esposta sui marciapiedi piü in vista alla ricerca di compratori.8 Antonio Pazzi l'accresce e medita di darle maggiore credibilitä. Disegna e incide gli auto ritratti (i disegni sono piü efficaci delle incisioni) ed incarica Orazio Marrini di stendere le biografie dei pittori, tra i quali sono numerosi i contemporanei e i pittori della generazione a lui precedente.
doi:10.11588/mkhi.1984.1.54290
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