Il diritto all'immagine nella Napoli aragonese: i ritratti di Pontano e Sannazaro*
Joana Barreto
unpublished
Nella Napoli aragonese, lo sviluppo del ritratto di personaggi legati alla corte può essere spiegato essenzialmente con il loro grado di intimità con le pratiche del potere e con la maestà reale. Nel XV secolo il diritto all'immagine è ancora molto codificato, soprattutto in una corte monarchica come quella di Napoli. Il ritratto "borghese," diffusosi nella stessa epoca a Firenze o nelle Fiandre, non vi conosce lo stesso successo. Ci si potrebbe d'altronde chiedere perché siano così rari, a
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... li, dipinti indipendenti dei sovrani aragonesi, così come degli altri membri della corte o dell'aristocrazia del Regno: un fenomeno che sembra corrispondere a una scelta consapevole di politica artistica che segna la differenza politica del Regno napoletano con il resto della penisola, piuttosto che un semplice riflesso del relativo disinteresse della nobiltà per le arti figurative. E difatti i ritratti in forma di scultura, di miniatura o presenti in affreschi sono nettamente più numerosi. 1 L'auto-definizione attraverso il ritratto è un processo complesso che non si limita a una sola dimensione. Nel Quattrocento, il termine "ritratto" ricopre una grande varietà di significati, dal viso umano a ogni disegno somigliante. 2 Per questo motivo i ritratti fisici, come i ritratti simbolici, costruiscono una sfera di segni che si rinforzano l'un l'altro. Nell'inchiesta sui ritratti di Pontano e Sannazaro si devono prendere in conto sia gli emblemi che l'araldica o i ritratti al naturale. Questi ultimi creano problemi a chi vuole definire con precisione il significato di tale "naturalismo." 3 Il problema della somiglianza del ritratto al suo modello non si pone come riproduzione esatta della forma esterna del modello (copia o icona), né come semplice somiglianza apparente (idolo o simulacro), cioè come buona o cattiva mimesis, secondo Platone. 4 La nozione ermeneutica centrale è piuttosto quella di verosimiglianza dell'imitazione, introdotta da Aristotele nella sua Poetica. 5 Il ritratto trova coerenza non nella possibilità reale di un confronto con il modello, ma nella verosimiglianza della sua costruzione interna. Infine, il ritratto non si basa tanto su un effetto di somiglianza col modello, quanto su un effetto di riconoscimento del ritratto tale quale nella costruzione dell'immagine. 6 La composizione, i tratti 1* Voglio ringraziare Carlo Vecce per il suo sostegno nella redazione di questo articolo e per la traduzione che ne ha fatto dal francese, ultimata da Julia Castiglione. Sono molto grata ai lettori dell'articolo, che mi hanno dato molti suggerimenti preziosi che ho cercato di sviluppare in fase di revisione del testo. Su tali questioni, che non possiamo trattare in questa sede, rimandiamo a Joana Barreto, Du portrait du roi à l'image de l'État: Les souverains aragonais dans l'Italie de la Renaissance (Tesi di dottorato sotto la direzione di Philippe Morel, Università di Paris I Panthéon-Sorbonne, 2010, 3 vol., in corso di stampa all'École Française de Rome). 2 Édouard Pommier, Théories du portrait de la Renaissance aux Lumières (Paris: Gallimard, 1998), 15. 3 Per un'analisi approfondita del tema, rimando a Joanna Woods-Marsden, "Ritratto al Naturale: Questions of Realism and Idealism in Early Renaissance Portraits," The Art Journal 46 (1987): 209-216. Con una riflessione terminologica, Woods-Marsden dà un panorama completo del Quattrocento italiano, dai testi poetici alle pitture, sculture e medaglie coetanee.
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