Nazione e narrazione: Scrittori, politica, sessualità e la "formazione" degli italiani, 1870-1900

Lucia Re
2009 Carte italiane  
1.0 La nuova Italia e la politica dei generi. Nel completare la sua monumentale Storia della letteratura italiana nel 1870, proprio mentre con la presa di Roma si porta a compimento ideale (dopo la cocente delusione della sconfitta di Lissa) anche l'unità d'Italia, Francesco De Sanctis compie un gesto doppiamente politico. Innanzitutto dà forma al canone dei "padri" letterari della patria, canone che rimarrà sostanzialmente invariato almeno fino alla seconda metà del novecento. 1 De Sanctis
more » ... a in effetti quella che sarà per un secolo la politica del canone letterario in Italia. De Sanctis dà inoltre al canone una forma di per sé letteraria, oltre che politica: la Storia della letteratura italiana è strutturata infatti come un grande racconto epico-romanzesco. Ad animare il racconto desanctisiano, di cui Dante, Foscolo, Leopardi e Manzoni sono eroici protagonisti, e a dargli la forza di suggestione di un grande mito, è "lo spirito nazionale," e l'idea di nazione come costruzione politica in fieri radicata nell'immaginario poetico e letterario collettivo. 2 La letteratura infatti secondo De Sanctis eleva l'anima e la coscienza, e crea "l'uomo intero," esprimendone in modo autentico e virile sia la "vita di patriota e cittadino" che "l'intimità de' suoi affetti privati." 3 Il ruolo della donna rimane soprattutto quello di oggetto ideale d'amore, musa e fonte di ispirazione. 4 La patria appare nel racconto desanctisiano come un grande corpo ideale, assemblato, nutrito e sostenuto dalle parole degli scrittori; solo pascendosi di tali parole gli italiani possono riconoscersi in quanto tali, acquistando così una coscienza collettiva, e orientando nobilmente il proprio comportamento di cittadini e soggetti politici. La nazione italiana è raffigurata dunque come comunità politica immaginaria fondata sul potere mitico-poetico
doi:10.5070/c925011374 fatcat:q5ajff4ubrdglc7puei6y5kjfy