Il racconto del centro e della periferia. Uno studio comparato sull'impatto dei movimenti migratori nella narrativa italiana del boom

Bianca Rita Cataldi
2019 Incontri: Rivista Europea di Studi Italiani  
Lo scopo di questo saggio è analizzare l'impatto che il movimento migratorio ha avuto e ha ancora sulla narrativa italiana e, in particolare, sulla rappresentazione del centro, inteso come luogo di arrivo, e della periferia, inteso come luogo di partenza. Il corpus scelto per tale studio è formato prevalentemente dai testi di tre autori − Luciano Bianciardi, Ottiero Ottieri e Goffredo Parise − che negli stessi anni, ovvero gli anni Cinquanta-Sessanta del boom economico italiano, hanno condiviso
more » ... l'esperienza della migrazione verso Milano, centro della vita industriale e del progresso. I principali, anche se non gli unici, testi analizzati sono quelli che costituiscono la cosiddetta "trilogia del miracolo" o "trilogia della rabbia" di Luciano Bianciardi (Il lavoro culturale, L'integrazione, La vita agra), La linea gotica - Taccuino 1948Taccuino -1958 di Ottiero Ottieri e Il padrone di Goffredo Parise. Sostenuta da un apparato teorico che si basa prevalentemente sul capovolgimento del paradigma di Francesco Orlando, secondo il quale è possibile leggere del centro attraverso gli autori che scrivono di periferie, Anna Taglietti esplora quanto anche la periferia sia presente in absentia negli autori trattati e nel loro racconto del centro. Il saggio analizza tre temi in particolare, a cui corrispondono i tre capitoli del libro: il centro (in questi tre casi rappresentato dalla città di Milano), la periferia e il corpo. Nell'ultimo capitolo del libro viene riservato uno spazio anche a due autori, Giuseppe Marotta e Francesco Bianconi, che scrivono rispettivamente prima e dopo gli anni del boom, nel tentativo riuscito di ampliare il campo di indagine e di dimostrare come l'influenza dell'atto migratorio cambi anche a seconda della sensibilità personale dell'autore e del tempo in cui vive. Ciò che risulta subito evidente nell'analisi dei testi di Bianciardi, Ottieri e Parise, è come l'arrivo nella città-centro (Milano) provochi un senso di spaesamento. Quando il centro è immaginato da lontano, è possibile chiamarlo per nome, stabilirne dei contorni; quando, invece, chi scrive si ritrova a viverci, non fa più il suo nome, il che evidenzia la mancanza di integrazione con l'ambiente. Mentre il vecchio, la periferia da cui ci si allontana, rappresenta la pietra miliare nella costruzione del sé, il nuovo, ovvero il centro verso cui si migra, equivale all'incomprensione e alla non integrazione. L'analisi di questi testi viene quindi affrontata attraverso la prospettiva spaziale, in termini di rapporto uomo-spazio.
doi:10.18352/incontri.10296 fatcat:hs72dkvz7nbr5p43p2hgqmadpu