Recensione di: Fernand Deligny, I Vagabondi efficaci, Edizioni dell'Asino, 2020

Fulvia Antonelli
2022
L'edizione italiana di alcuni scritti di Fernand Deligny -quelli che riguardano le sue esperienze dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino al 1966, sul limite quindi dell'ultimo tentativo di Deligny nelle Cévennes -ad opera delle Edizioni dell'Asino è una operazione culturale di grande interesse pedagogico ma anche politico. L'edizione è accompagnata da una attenta cura, lettura e introduzione ai testi dell'autore da parte di Luigi Monti, che ne contestualizza l'esperienza ma la mette
more » ... in una relazione -incompatibile -con il nostro presente ma anche con i presenti coevi di alcune parti della sua vita. Molto raramente è possibile leggere una cifra di scrittura quale quella di Deligny nel campo della pedagogia: provocatoria, ironica, poetica, densa, immaginifica nel senso letterale, piena cioè di ritratti, apparizioni, epifanie e priva di moralismi. Il libro si divide in quattro scritti che scandiscono alcune fasi della vita dell'autore. L'ingresso nel linguaggio-mondo di Deligny è folgorante: per potervi accedere è necessario abbandonare ogni tendenza alla political correctness, contestualizzare storicamente, comprendere che l'autore parla sempre posizionato dentro un corpo a corpo con una realtà in cui è immerso: non dispensa consigli, non elabora teorie, non edifica mausolei a sé stesso, diffida e prende distanza da ogni intenzione salvifica, non giudica, ma prende posizione anche contro sé stesso, è curioso. Graine de crapule. Conseils aux éducateurs qui voudraient la cultiver tradotto con Semi di canaglia è una raccolta di aforismi scritti tra il 1943 e il 1944, dove un Deligny trentenne è reduce dall'esperienza di educatore dentro il Padiglione 3 del manicomio di Armentières e da una precedente esperienza come insegnante nelle classi di perfezionamento di Parigi, dove venivano convogliati gli "anormali pedagogici" che si pensava potessero essere "guariti" dalla scuola, contrapposti a quegli "anormali da manicomio" per i quali solo le istituzioni asilari sembravano una risposta. Con molta ironia in Semi di canaglia Deligny fa emergere tutte le contraddizioni dei suoi tentativi pedagogici, i paradossi e le disillusioni a cui va incontro l'incontro/scontro fra due culture ma anche fra due classi sociali: quella dei bambini e dei ragazzi disadattati provenienti da quelle classi popolari e lavoratrici alle prese con una fortissima precarietà di esistenza e da un impoverimento radicalizzato dalla guerra e quella dell'educatore, che si riconosce un privilegiato, un piccolo-borghese come definirà severamente sé stesso nell'introduzione alla riedizione dell'opera del 1955. Comunista tutta la vita ma in un rapporto problematico con il Partito Comunista Francese, che appoggerà anche economicamente alcuni suoi tentativi ma di cui non sarà mai un intellettuale organico, a disagio con alcuni tratti della pedagogia dell'uomo nuovo da forgiare attraverso il lavoro di Makarenko e sempre ironico nel
doi:10.6092/issn.1970-2221/15834 fatcat:nvccw74vgnfy7gap5yzacyyn2e