Il problema storico-giuridico delle proprietà collettive in Italia
P. Grossi
2019
Illustre Presidente, Magnifico Rettore, cari Colleghi, sono sinceramente grato al Presidente, ai colleghi del Ce.S.E.T e ai colleghi della Facoltà di agraria dell'università di Sassari per questo invito. Sono, infatti, lusingato che si sia voluta la presenza di uno storico del diritto all'interno di quest'Incontro di studio. Vorrei aggiungere anche, senza ombra di presunzione, che è naturale che ci sia questa presenza, proprio perché gli assetti collettivi sono storia vivente, con una profonda
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... ontinuità che lega il presente ad un passato prossimo e remoto. Il titolo della mia relazione, così com'è segnato nel programma, riguarda le proprietà collettive. Il titolo del convegno è sui diritti di godimento collettivo. Io vorrei tenermi su un osservatorio abbastanza ampio giacché, se è vero quello che si è detto anche un minuto fa, e cioè che questa realtà delle organizzazioni degli assetti collettivi è variatissima con degli istituti che variano per quantità di godimento ma anche per qualità tecnica della loro struttura, in un orizzonte che va dalle proprietà collettive dell'arco alpino orientale agli usi civici dell'Italia meridionale; se questo è vero, se questo panorama è variatissimo non solo quantitativamente ma qualitativamente, è anche vero che c'è un nodo centrale e anche un comune denominatore che interamente lo sorregge e che costituisce per lo storico del diritto un enorme problema, quel problema che ho voluto segnare e porre in evidenza nel titolo della mia relazione. Quando infatti si parla di assetti collettivi, assetti proprietarii, assetti gestionali, quando insomma noi vediamo una collettività che è messa frontalmente a contatto con la terra, qui insorge nel mondo moderno un difficile problema. Perché? Perché in quel momento, cioè quando emerge la dimensione del collettivo, noi giuristi constatiamo lo ' Mantengo volutamente questo intervento nei precisi limiti nei quali fu pronunciato e registrato. Da qui il tono dialogico con gli uditori, la secchezza e la frammentazione delle frasi, le frequenti ripetizioni e anche una indubbia povertà stilistica. *' Professore ordinario Università di Firenze.
doi:10.13128/aestimum-6516
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