Lingue e Linguaggi LA RAPPRESENTAZIONE IN LINGUAGGIO DELLA GIUSTIZIA COME FIABA Modelli argomentativi della discriminazione nella cultura digitale francese e italiana 1
Daniela Pirazzini
unpublished
People think in terms of mental models. Johnson-Laird says that the limits of our models are the limits of our world (1988, p. 470). One of the central models in our life is that of fairy-tales. In most everyday situations, at work, at home, in public or private spaces, there is a persecutor, a victim and a rescuer (as described by Karpman 1968 and later works). This fairy-tale structure can be applied to other fields as well. In contemporary Italian and French digital culture one of the most
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... equent uses of the fairy-tales dynamic can be verified in web-forums where users speak out against immigration to justify the right of an innocent Victim (position assumed the arguing speaker) to defend oneself against the Persecutor (the immigrants) or to ask the Rescuer for help. The 'story of self-defense' and the 'story of rescue' are the two narrative structures found in all classical fairy-tales. In this paper we are going to show that the speech-acts used in web-based arguments against immigration and those used in classical fairy-tales are the same, and that the performance of the argumentation is corresponding to the narrative features of the specific natural language used in the fairy-tale (here Italian and French). We will try to show that the (im)moral grounds of discrimination speech depend on a cultural mental model which is related to the specific natural language framing it. 1. Il modello mentale della FIABA Le persone ragionano per modelli mentali. Scrive a tal proposito Johnson-Laird: "The limits of our models are the limits of our world" (1988, p. 470). Il modello mentale della FIABA è uno dei più ancorati nella cultura europea. Esso parte da una serie di presupposti: In tutte le fiabe ci sono un eroe, una vittima e un cattivo. [...] Il cattivo è per sua natura crudele e irrazionale. L'eroe non può ragionare con il cattivo, deve combattere contro di lui e sconfiggerlo o ucciderlo. [...] La vittima deve essere assolutamente innocente. All'inizio [...] il cattivo commette un delitto, e l'eroe ristabilisce la giustizia morale sconfiggendolo. (Lakoff 2004/trad. it., 2006, p. 108) Prendiamo l'esempio che Lakoff ha applicato ad un noto caso di politica estera. Per giustificare la guerra del Golfo e convincere il popolo americano a intervenire in Iraq, George Bush senior nel 1991 ha usato il modello della FIABA come strumento di argomentazione volto a sostenere le proprie teorie in vista di un eventuale attacco militare. Il popolo iracheno e il Kuwait erano le VITTIME, Saddam Hussein era invece il CATTIVO che minacciava le VITTIME e voleva aggredirle. Era pertanto necessario avere un EROE, una forza militare, che fosse in grado di difendere la VITTIMA dall'aggressione del CATTIVO. Il modello funzionò: la maggior parte degli americani credette al presidente convinta che la guerra fosse "giusta" (cfr. Lakoff, 2006, p. 108). 1 Seguendo le convenzioni in uso nella linguistica cognitiva rendiamo in maiuscoletto i termini che designano un concetto. Dal punto di vista cognitivo, i concetti definiscono un modello di esperienza e di conseguenza, a differenza delle parole, non sono patrimonio di una singola lingua naturale. La loro verbalizzazione obbedisce alle regole di una certa lingua.
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