LA MALARIA IN UMBRIA TRA STORIA E LEGGENDA

Daniele Crotti
2007 Microbiologia Medica  
La malaria dell'area del lago Trasimeno La realtà territoriale del Lago Trasimeno fornisce un esempio piuttosto eclatante della atavica lotta ambiente-uomo, nella misura in cui per lunghi secoli le popolazioni del lago hanno dovuto fare i conti con un lago nemico-amico che troppe volte, invadendo con le sue acque i territori adiacenti, finiva col trasformarli in estesi pantani e causava tra la gente febbri e morte (3, 38) . Di origine, come detto, antichissima, e chiamata in causa tra i fattori
more » ... che avrebbero decretato la fine di importanti civiltà del passato (forse gli stessi Etruschi, ad esempio), la malaria, anche nell'area del Trasimeno, compare in epoca remota.A dispetto di quegli studiosi e scrittori che nel corso dei secoli hanno negato la presenza di aria insalubre e "ammorbata", la maggior parte delle testimonianze storiche hanno riportato attendibili notizie sulla presenza di febbri periodiche e "perniciose" nell'area del Trasimeno (30, 38 ). La malaria fu presente fin dalla più remota antichità nelle zone tropicali, subtropicali ed in quelle temperate del globo terrestre. L'area mediterranea è stata da sempre tra le regioni maggiormente colpite e l'Italia in modo particolare. Nell'Italia Centrale un triste primato è spettato alla Maremma Toscana, alle Paludi Pontine, ed anche ai territori soggetti agli straripamenti del fiume Tevere, nonché, e non per ultimo, all'area trasimenica, sia pur in misura assai più contenuta sia nello spazio che nel tempo (38). Ambiente, salute e qualità della vita dunque:"Nel 1834 il Governatore di Castiglion del Lago ottenne licenza dal Delegato Apostolico di Perugia di trasferire il suo tribunale durante il periodo più caldo a Panicale e di poterci risiedere egli stesso, per ragione della malaria, che tremendamente e tristemente spopola le sponde del Trasimeno" (2). Ma prima ancora, e siamo nel 1625, due secoli innanzi, Papa Urbano VIII aveva fatto trasferire i monaci, residenti nella Rocca dell'Isola Polvese (una delle due isole abitate del Lago), presso il monastero di S. Antonio a Porta Sole in Perugia, a causa, appunto, del clima umido e della malaria. Il Trasimeno è un lago chiuso, sprovvisto cioè di un emissario che per via naturale consenta di mantenere in equilibrio il livello delle sue acque. Per ovviare a tale deficienza sono state messe a punto, sin dall'epoca etrusca e poi romana, importanti opere di sistemazione idraulica, per fugare lo spettro delle esondazioni, da cui residui paludosi e febbri malariche (38). Nel XV secolo anche Braccio Fortebraccio da Montone attuò un'opera idraulica in tale zona, ma senza grossi risultati positivi. Le piene e le inondazioni delle campagne perilacustri si susseguirono con ritmo a volte preoccupante, tanto che a partire dalla fine del XVIII secolo furono avanzate varie proposte di intervento. Si delinearono sin da subito due gruppi contrapposti: uno rappresentato dai fautori del prosciugamento e l'altro costituito da quello dei sostenitori di un razionale risanamento da realizzarsi prima di tutto con la costruzione di un nuovo efficiente emissario (38). Nel 1779, ad esempio, Annibale Mariotti, "Pubblico Professore di Medicina Teorica e Protomedico Generale di Perugia", presentò una lunga relazione scritta circa il progetto del disseccamento del Lago, ponendosi fortemente contro. Il Mariotti, con argomentazioni "fisico-mediche", mise in guardia dall'assurdità di tale ipotesi, pur non negando l'evidenza di infezioni febbrili periodiche legate all'aria e all'acqua insalubri. In tali "riflessioni" A. Mariotti mette però in ancor più evidenza come il mantenimento del Lago darebbe più vantaggi che svantaggi alla popolazione residente, qualora adeguatamente semplicemente "bonificato", senza quindi procedere al drastico prosciugamento (22). Di seguito alcuni estratti di queste sue "riflessioni". Se è vero che per palude si intende "uno spazio di terra ampio, ..., occupato da acque, ..., che sono per lo più torbide, e limacciose, che vengono ingombrate da vari insetti, ... ed erbe palustri d'indole settica, e che ...tramandono fetore ...", è allora vero che se "si dia un'occhiata al Trasimeno" ... "si vede come le sue acque non possono rimproverarsi di questi difetti" (22). "... E lo spiacevole odore ... non basta a provare che sia seguita nell'acqua medesima una depravazione, e un guasto sì grande da riempir l'aria di pestifere esalazioni". Ancora: "Ma se per tutte queste inondazioni si sa che restarono danneggiati le sementi, i campi, i villaggi; di niuna però, si dice, che cagionasse infezione d'aria e producesse epidemia, o mortalità degli abitanti". E prosegue: "Gli abitatori di questa riviera sono senza dubbio soggetti a quelle malattie endemie che son più frequenti tra gli abitanti delle campagne, ... Non si pensi però che queste ... sia qui più universali, ... e più perniciose che altrove ... le febbri intermittenti, le putride, ..., sono assai volte meno frequenti, e men gravi intorno al Lago che nella Teverina, o in altri parti del Territorio ...". Indi:"Ma poiché la Paludi qual più e qual meno son però tutte nocive, e le acque loro, come le disse Ippocrate, (d) ad rem omnem improbae sunt, non è da porre in dubbio; .... Nel nostro Lago però niun male ... può consigliare a tentarne il disseccamento, ..." (22). Nel XIX secolo si riteneva che l'aria infetta fosse satura di minutissimi corpuscoli, nocivi alla salute umana, che si pensava prodotti dal calore e dall'umidità e sollevati da terra durante le ore diurne, mentre dopo il tramonto ripiombavano verso il basso "piovendo in quelle ore un malefico influsso" (30). In particolare ad essere temuti erano i mesi estivi, quando le acque, a causa del calore e dell'evaporazione, si ritiravano dai terreni inondati nei mesi precedenti. Il culmine veniva raggiunto a settembre, quando si contava il maggior numero di casi da malaria (30). Negli anni immediatamente successivi all'unità d'Italia, riprese vigore, però, il movimento d'opinione tendente ad imporre l'idea del prosciugamento del lago Trasimeno come la più idonea per combattere piene e straripamenti, debellare la malaria e favorire l'agricoltura (20). Ma inquadriamo il problema malaria e Lago Trasimeno nel corso di questo XIX secolo, prima, durante e dopo
doi:10.4081/mm.2007.2613 fatcat:n2zlzq55wfelxobro4n2kq35sa