L'(in)utilità del "pit-gazing": morte, memoria e narrazione nell'opera di Julian Barnes

Valentina <1979> Chiesa, Silvia Albertazzi
2016
Questa tesi si prefigge di evidenziare, nell'ambito dei diversi quadri teorici e critici di riferimento, i nessi tematici che legano a doppio filo morte, memoria e narrazione nell'opera di Julian Barnes, nonché di verificare come tale opera sia attraversata dall'ossessione dell'autore per il pensiero della fine nelle sue molteplici forme, a partire dal disimpegnato Metroland sino ad arrivare al più recente The Noise of Time, il cui protagonista Šostakovič addirittura teorizza su come affrontare
more » ... la paura della morte. Davanti alla "finestra che dà sul niente", Barnes adotta un atteggiamento di risoluto distacco, anche quando si trova a parlare della scomparsa dell'amatissima moglie o quando affronta il pensiero della sua stessa dipartita. A ben vedere, però, questa imperturbabile razionalità – vera cifra dell'opera barnesiana – ne rappresenta anche il più grande limite: nell'affrontare le tematiche a lui care (la paura dell'annichilimento, la riflessione sul passato, il ruolo dell'arte per affrontare la vita e la morte, la fallibilità della memoria, la ricerca della verità, il restringimento dell'orizzonte delle possibilità che caratterizza la vecchiaia), lo scrittore tende privilegiare un freddo raziocinio e raramente supera il mero approccio filosofico-razionale prendendo contatto con la sfera delle emozioni. Lo stesso si può dire dei suoi personaggi. Il pit-gazing, la fissità dello sguardo vacuo, a capofitto nel buio del nulla di fronte al quale, pur riconoscendo la propria sconfitta, Barnes si ostina a insistere nella riflessione, tende a rivelarsi una scomoda zavorra per la sua poetica non meno che – possiamo azzardarci a supporre – per la sua stessa vita interiore.
doi:10.6092/unibo/amsdottorato/7731 fatcat:3loiz6e72jagnbxcnih6dcx7ri