Parlour games and the public life of women in Renaissance Italy
2013
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Questo libro accenna ad un argomento spesso tralasciato dagli studiosi: l'attività erudita e/o culturale delle donne nel Rinascimento italiano. L'autore, tramite la contestualizzazione e lo studio di vari giochi, apre infatti una nuova porta sulla vita senese: un caso singolare ma più che rilevante per la storia delle donne nella scia della tradizione boccacciana (si pensi ovviamente innanzitutto alle figure femminili nella cornice del Decameron) e nell'ambito della cultura prima, durante e
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... l'Arcadia di Roma. Partendo dal presupposto sociale delle restrizioni comportamentali e professionali delle donne patrizie nel Rinascimento, egli fa più ipotesi sul ruolo dei giochi di spirito e di altra natura nella loro esperienza culturale, nel loro atteggiamento e nel loro intento fuori dall'ambito cortigiano senese. La distinzione fra realtà, giochi e letteratura, chiamato da lui "ludic triangle" (p. XIV) è tuttavia ben chiara nel testo e viene spesso ricordata, insistendo di conseguenza sulla legittimità delle donne nei parlour games senesi. Nella prima parte del suo lavoro, l'autore ricorda l'interesse per la teoria del gioco nel Rinascimento e pone le basi dell'argomento: non si tratta però di un capitolo in sé poiché riprende in modo efficace le caratteristiche essenziali sviluppate dai saggisti (dal Tasso tra l'altro) per servire il proprio discorso, ossia per definire il contesto ludico e per identificare le donne senesi che vi sono propense o coinvolte. Non vengono pertanto dimenticate le figure maschili che hanno contribuito a far emergere delle donne in quel nuovo spazio socio-culturale. L'autore evidenzia infatti sempre, mediante le dichiarazioni e i saggi degli eruditi cinquecenteschi, l'interazione tra uomini e donne senesi in quell'interesse per i parlour games, e i loro incoraggiamenti nel creare la prima accademia femminile italiana. Contestualizza poi i giochi senesi evidenziando il legame ovvio con strutture culturali come le accademie e insiste sul ruolo degli Intronati per aver dato l'opportunità alle donne di partecipare sia ai giochi (come al Carnevale ad esempio) che alla difesa di Siena durante l'assedio del 1550 anche se la valenza del loro impegno cambia. E comprova ciò nel capitolo successivo in cui viene analizzato il rapporto della seconda generazione degli Intronati con le donne senesi. L'evidenziare il posto delle donne senesi nella cultura teatrale, accademica o no, permette quindi anche di andare avanti nella conoscenza che abbiamo degli accademici Intronati di Siena, dei suoi protagonisti che spesso sono stati trattatisti: la padronanza sia del contesto femminile del Cinque-Seicento che dei testi-chiave come quelli dei Piccolomini e dei Bargagli dà molto credito e peso alle teorie dell'autore su quel "silent and invisible group" (p. 11). Un altro pregio del libro è così di andar oltre l'aspetto strutturale in cui si sono svolti questi giochi, in una società in cui l'isolamento dell'erudito, di chi vuol fare cultura dipende dalle autorità, dai potenti: illustrando lo scopo sociale di questo nuovo spazio in cui cultura erudita e cultura popolare si incontrano, l'autore dimostra quanto la sfera culturale abbia allargato quella strutturale e quindi quel- RECENSIONI
doi:10.5860/choice.51-1704
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