Recensioni e Interviste
AA. VV.
2018
Linguae &. Rivista di Lingue e Culture Moderne
Studio e insegnamento delle lingue, ufficiali e minori, conservazione e valorizzazione di lingue regionali e dialetti, sono alcuni degli aspetti di cui l'Europa dovrebbe occuparsi, se non preoccuparsi. Società, scuola e università fanno i conti con un multilinguismo ed un plurilinguismo di fatto regolamentati da politici e giuristi piuttosto che da linguisti e affini. Nell'Europa di oggi, è dunque preminente rispetto alla formazione, la discussione sulle lingue veicolari per aumentare
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... vità delle università, per rendere 'visibile' la comunicazione turistico-commerciale, e per garantire l'integrazione e la mobilità a livello sociale. In parallelo, linguisti, storici della lingua, filologi, a confronto coi più 'concreti' colleghi, paiono sempre in perenne affanno a discutere di vitalità, o meno, delle lingue, magari anche di quelle in via di estinzione, con qualche decina di parlanti. Infatti, c'è chi si attarda 'ancora' a preoccuparsi di formazione nelle scuole, nelle università, o di pensare alla salvaguardia di un patrimonio comune che non ha però, particolari e proficue ricadute sul piano economico. Si aggiunga poi, nel mesto confronto che ogni docente può avviare fra politica e linguistica, quel vago senso di imbarazzo che rischia di cogliere chi decida di far proprio uno studio che a livello socio-politico possa essere frainteso come un'operazione culturale retriva o peggio ancora a sfondo razzista, un'operazione nell'ambito della quale l'amore per le lingue minoritarie, o per i dialetti, faccia pensare ad un'affezione da rigurgiti nazionalisti e separatisti, dei tanti che affliggono talune emergenti aree politiche. Recensioni e interviste Linguae & -1/2018 http://www.ledonline.it/linguae/ Sarà forse per questa serie di ragioni che la complessità della 'questione lingua', fra politici, giuristi, linguisti e filologi, invece che costituire un arricchimento di prospettiva da cui si osserva il fenomeno, diventa spesso una sorta di incomprensibile complicazione data dal fatto che la lingua è oramai diventata terreno di tutti e di nessuno, banco di prova di tensioni politiche nazionali e internazionali, ambito che riflette non le composizioni delle varie prospettive d'analisi, quanto le incongruenze di un sistema che non affida chiaramente a politica, giustizia, scuola e università, precisi perimetri decisionali. In questo mare magnum, una felice bussola sia per studiosi che per insegnanti delle scuole, è l'ultimo numero della rivista Lengas (79, 2016): L'Europe romane: identités, droits linguistiques et littérature, che porta alla luce gli Atti del Convegno "L'Europa romanza. Identità, diritti linguistici e letteratura", organizzato da Monica Longobardi e Hugues Sheeren, a Ferrara il 2-3 dicembre 2015. I saggi raccolti in Lengas disegnano una tale e calibrata architettura del fenomeno linguistico da far pensare più che a un numero di rivista, a una miscellanea di studi ben bilanciata nei settori specifici che compongono il puzzle 'lingua'. Infatti, a suggestioni linguistico-letterarie si affiancano saggi di impianto sociolinguistico, a spunti d'analisi didattica seguono approfondimenti storico-linguistici. L'introduzione di Monica Longobardi, da anni una delle studiose più sensibili sulla profondità e la latitudine della linguistica romanza, apre la rivista e illustra l'intero numero: "Nos abandones pas tu qu'un pauc nos coneisses. Lingue tagliate e lingue salvate". Con uno stile che gioca fra l'amabile narrazione e la rigorosità dei contenuti, Longobardi, mentre ci presenta gli articoli, tutti contraddistinti dal comun denominatore dell'identità europea romanza, ci conduce in realtà all'interno dei meandri che forgiano la complessità dell'Europa linguistica e letteraria romanza cogliendo, ora uno spaccato significativo, ora una criticità sul piano formativo, ora infine una peculiarità linguistica poco sondata dalla critica. E così, nell' "intercettare fili di una memoria letteraria comuni all'Europa" da Ignazio Buttitta alla letteratura provenzale, Longobardi dà voce col saggio di Gilda Caiti Russo, ai trovatori della linea Jaufré Rudel -Jean de Nostredame -Frédéric Mistral per finire ad illustrare, con un proprio saggio, le "Periferie trobadoriche" dei "troubadours de lunchour", da Antonio Bodrero a Claudio Salvagno a Ida Vallerugo, autori certo non centrali per la cultura ufficiale ma comunque a fondamento del patrimonio letterario occitano. Continuando poi a far leva sul discorso dell'identità 'europea', si sofferma, menzionando l'intervento di Cecilia Robustelli delegata alla European Federation of National Institutions for Language, sul ruolo che la politica linguistica ha, o
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