ASPETTI MORFOTETTONICI DELL'EVOLUZIONE GEOMORFOLOGICA DELLA VALLE DEL MELANDRO (APPENNINO CAMPANO-LUCANO)
Claudio Martino, Marcello Schiattarella, C Martino, M Schiattarella, Aspetti Morfotettonici
Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences
unpublished
dell'evoluzione geomorfologica della valle del Melandro (Appennino campano-lucano). (IT ISSN 0394-3356, 2006). La valle del Melandro è una depressione tettonica che si sviluppa in direzione NO-SE lungo la zona assiale della catena sud-appenninica. È colmata da sedimenti quaternari che giacciono su due grandi unità tettoniche sovrapposte: l'Unità dei Monti della Maddalena, costituita prevalentemente da carbonati meso-cenozoici di mare basso, a tetto e le Unità Lagonegresi, formate da successioni
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... pelagiche mesozoico-terziarie, a letto. Tali caratteri rendono l'area particolarmente adatta alla stima dei tassi di sollevamento: sono infatti presenti successioni sufficientemente resistenti all'erosione da conservare diversi elementi morfotettonici relativamente antichi, con particolare riferimento alle superfici erosionali sospese, sufficientemente vincolabili cronologicamente grazie alla presenza di successioni plioceniche e pleistoceniche. I tassi di sollevamento sono stati calcolati usando la differenza di quota tra superfici erosionali ed il livello di base assoluto (livello del mare) e locale (talweg attuale). Sono stati inoltre stimati i tassi di sollevamento per intervalli temporali compresi tra due fasi di erosione consecutive (sollevamento "partizionato"), considerando la differenza di quota tra un dato ordine di superfici e quello immediatamente più giovane. Nella valle e sui rilievi contigui sono stati distinti quattro ordini di superfici erosionali con peculiari caratteristiche morfologiche, che differiscono tra la dorsale carbonatica in sinistra orografica ed il fianco opposto in terreni lagonegresi. L'ordine più antico (S1) corrisponde alla Paleosuperficie Auctt. di età altopliocenica, poichè rasa depositi marini del Pliocene inferiore-medio affioranti sui Monti della Maddalena. Morfologicamente incastrate nella superficie sommitale appaiono le superfici S2, S3 ed S4. Le superfici S3 rasano il riempimento continentale del bacino della valle del Melandro del Pleistocene inferiore: ciò permette di attribuire tale ordine alla parte alta del Pleistocene inferiore, al passaggio con il Pleistocene medio. Le superfici S2, interposte tra S1 e S3, sono conseguentemente attribuibili al Pleistocene inferiore. Infine, le superfici S4 sono databili al Pleistocene superiore per correlazione morfostratigrafica su scala regionale. Le superfici S1, modellate nel Pliocene superiore, sono state tettonicamente sbloccate durante l'inizio del Pleistocene inferiore, mentre quelle S2, che si sono formate prima della deposizione del riempimento continentale del bacino della valle del Melandro, hanno iniziato a sollevarsi durante l'episodio tettonico regionale di età emiliana. I glacis erosionali S3, modellati dopo l'aggradazione del bacino ad opera dei depositi alluvionali, sono stati disattivati e sollevati al debutto del Pleistocene medio, mentre i terrazzi erosionali (S4), morfologicamente incastrati nei precedenti, hanno subito un sollevamento durante il Pleistocene superiore. I due fianchi del bacino presentano modalità di sollevamento differenti. Nel corso del Pleistocene inferiore, il versante in destra orografica si solleva più velocemente rispetto a quello opposto, mentre -a partire dal Pleistocene medio -avviene il contrario. In generale, i tassi di sollevamento calcolati per l'intero bacino della valle del Melandro hanno messo in evidenza un decremento dei valori tra il Pleistocene inferiore e quello medio, considerando il sollevamento locale e "partizionato", a differenza dei dati relativi al sollevamento regionale che descrivono un trend crescente a partire dall'inizio del Pleistocene. La comparazione tra le quote dei relitti di superfici erosionali con il profilo longitudinale del Fiume Sele, a partire dal Torrente Pergola (affluente del Fiume Melandro, che fa appunto parte del sistema idrografico a recapito tirrenico del Sele), ha permesso di ipotizzare una formazione in ambiente genetico fluviale delle superfici S3 ed S4 ben al di sopra del livello del mare. Queste presentano, infatti, un andamento conforme a quello del profilo longitudinale del Fiume Sele. Le superfici S1 ed S2 hanno, invece, un andamento molto regolare e prossimo alla orizzontalità, come possibile conseguenza di un modellamento in corrispondenza del livello del mare, geneticamente legato all'azione dell'abrasione marina. Queste considerazioni permettono di operare una correzione alla stima dei tassi di sollevamento regionale per le superfici S3, sulla base della differenza di quota che intercorre tra tali superfici ed il paleo-livello di base relativo alla parte alta del Pleistocene inferiore, impostato sui conglomerati di Eboli. Tale correzione modifica l'andamento del tasso di sollevamento regionale e lo rende congruente con i tassi di uplift locale e "partizionato". Parole chiave: Geomorfologia strutturale, superfice erosionale, tasso di sollevamento, Val Melandro, Appennino campano-lucano.
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