Michelangelo e il sistema architettonico della volta della Cappella Sistina
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Kathleen [Hrsg.] Weil-Garris Brandt
2020
Quando nella primavera del 1506 Giulio II ebbe il primo colloquio con Michelangelo circa gli affreschi della Cappella Sistina, si parlò di "figure", "alte e in iscorcio" (1). Il primo con tratto del maggio 1508 prevedeva ancora "dodici Apostoli nelle lunecte, e '1 resto un certo partimento ripieno d'adornamenti, come s'usa" (2) -un programma che avrebbe ricordato quello della vecchia S. Pietro. Nella basilica vaticana gli Apostoli si trovano tra le finestre della parete sud, in corrispondenza
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... i Profeti del lato nord, sopra le Storie del Vecchio e Nuovo Testamento e i busti dei Papi nel fregio della trabeazione (3) ( fig. 1 ). "Poiché io ebi fatto certi disegni", troviamo nell'altra bozza della lettera del 1523, "mi parve che riuscissi chosa povera, onde lui mi rifece un'altra allegagione insino alle storie di socto, e che io fecessi nella volta quello che io volevo, che montava circha altrettanto.. ."(4). A ragione è stato ipotizzato -ultimamente da Kathleen Brandt (5)che i disegni di Lon dra e Detroit (figg. 2, 3) siano l'esito delle riflessioni condotte nella primavera del 1508 (6); su queste stesse riflessioni si incentra la mia analisi della progettazione del sistema architet tonico che, partendo da uno schema più tradizionale, in brevissimo tempo, probabilmente addirittura nel giro di pochi giorni, arrivò alle soluzioni insolite e rivoluzionarie della volta attuale. Lo schema decorativo sul recto del foglio londinese è così completo che lo abbiamo trasferi to senza difficoltà sulla volta della Cappella Sistina (7) ( fig. 4 ). Ideandolo, Michelangelo per un verso tenne in conto la decorazione quattrocentesca della Cappella; e, per l'altro, i più famosi prototipi decorativi -quindi soprattutto la Volta Dorata della Domus Aurea (8). Questi sistemi antichi avevano ispirato a Pinturicchio il rinnovamento delle grottesche e portato Mantegna a rivaleggiare con Melozzo negli effetti illusionistici, tanto a Roma che altrove. Proprio Melozzo e Pinturicchio avevano lavorato per il Cardinale Giuliano Della Rovere ai SS. Apostoli e nel palazzo adiacente nonché, per i suoi parenti, a S. Maria del Popolo, a Loreto e a Forlì (9) (figg-6, 7). Come Pinturicchio nella Libreria Piccolomini, Michelangelo si servì di una fìnta cornice per separare lo specchio della volta dalle vele e dai pennacchi ( fig. 8 ). Per le irregolarità della Cappella Sistina, la cornice toccava soltanto i quattro pennacchi diagonali, lasciando un piccolo spazio tra il vertice delle altre vele. Poiché la cornice risultava molto meno spessa e più bassa di quella definitiva, nello specchio della volta erano collocabili cinque quadrati, corrispondenti esattamente alla struttura architettonica della Cappella. Michelangelo potrebbe averli adottati perché quadrata era anche la sagoma della Volta Dorata. Ora, per raccordare meglio gli Apostoli alla volta, eliminò le nicchie prospettiche della Volta Dorata e inserì i troni che scendono fino ai pennacchi. Sostituì anche il quadrato centrale con un rombo di raccordo fra i troni, soprattutto nei punti nevralgici del sistema, cioè nei lati brevi della volta. È probabile che Michelangelo fosse influenzato anche dalla struttura del pavi mento di tipo cosmatesco, nella quale il rombo e i cerchi a fasce concentriche dominano la zona liturgica ( fig. 9 ). Anche il rombo del resto era legittimato dalle decorazioni antiche (10) (fig. 10 ), di cui egli sembra aver individuato la posizione nel sistema, servendosi del famoso schematismo quadrato in uso dall'antico in poi (11). Le nicchie dei troni, destinate ad ospitare gli Apostoli o i Profeti seduti, sono affiancate da pilastri che aggettano nella cornice e terminano in erme di angeli. Le erme supportano una seconda trabeazione, i cui raccordi laterali poggiano su volute diagonali a Cun sistema che ricorda le parti più antiche della tomba di Giulio II del 1505-1506 circa; può darsi che il sistema londinese mostrasse un'analoga ricchezza ornamentale (12). Nel collegare i troni al cornicione, Michelangelo si mosse dalla zona quattrocentesca delle finestre: nelle nicchie a conchiglia, ivi collocate, sono racchiusi i Papi, successori diretti 1 C. De Tolnay, Michelangelo, voi. 2: The Sistine Ceiling, Princeton 1945, pp. 3 e ss., 217; Il Carteggio di Michelan gelo, ed. P. Barocchi e R. Ristori, voi. 1, Firenze 1965, p. 16. Ringrazio Anna d'Amelio per la traduzione di questo testo. 2 Op. cit., voi. 3 (1973), p. 8. 3 W. Tronzo, The prestige ofSt. Peters: Observation on thè fiinction of monumentai narrative cycles in Italy, in "Studies in thè History of Art", 16 (1985), pp. 93 e ss. 4 Carteggio, voi. 2, p. 11. 5 K. Weil-Garris Brandt, Twenty-fìve questions about Michelangelo'! Sistine Ceiling, in "Apollo", CXXVI, dicem bre 1987, pp. 392-400; Idem, "The early projeets for Michelangelo's Sistine Ceiling: thè Practical and Artistic Consequences", in Acts of thè Symposium Michelangelo Drawings', Washington 1988, in corso di stampa. 6 C. De Tolnay, Corpus dei disegni di Michelangelo, voi. 1, Novara 1975, p. 97 ss., n. 119 ss. 7 Sono debitore a Johanna Kraus della laboriosa chiarifi cazione dei problemi tecnici, ma soprattutto dei suoi disegni chiari e plausibili. Cfr. i rari tentativi precedenti di ricostruzione da E. Steinmann, Die Sixtinische Kapelle, voi. 2, Monaco 1905, p. 154 e ss.; S. Sandstròm, Levels of unreality. Studies in thè strutture! and construction in Italian murai painting during thè Renaissance, Uppsala 1964, pp. 173 e segg.; K. Weil-Garris Brandt, op. cit. 8 N. Dacos, La découverte de la Domus Aurea et la formation desgrotesques à la Renaissance, Londra 1969, pp. 57 ss. 9 A. Schmarsow, Melozzo da Forlì, Berlino e Stoccarda 1886, pp. 163 e ss.; E. Carli, Il Pinturicchio, Milano 1960, p. 31 e ss., tav. 54 e ss.
doi:10.11588/artdok.00007127
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