Che genere di padri? maschilità e lavoro di cura tra equità e disuguaglianze
Puppa Francesco Della, Francesco Miele
2015
Sociologia e Politiche Sociali
This paper aims at retracing and discussing a now almost thirty years old encounter between feminist philosophy, and a semiotics of subjectivity, and the Peircian theorization of the habit. In reading against the grain Teresa de Lauretis' use of the category of habit -against the grain both of Peirce's theorization and Feminist Theoriesthe paper aims at two main objectives: first of all to introduce into the debate on the actuality of Peirce's semiotics the possibility of a study of
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... es' and identities' construction and the way they are individually and collectively signified; secondly, to discuss how a cognitive and interpretative semiotics has still something to say, outside its strictly disciplinary boundaries, to the ways in which subjects, objects and their 'significant' relations can be thought of beyond neo-materialist and neo-realist epistemologies. Altri abiti: premesse dovute In che modo l'immaginazione di sé parte e si modella, negozia con, ovvero si distanzia da narrative sociali e schemi standardizzati, assunti habitualiter,di genere, vale a dire da ciò che significa, implica e presuppone fare esperienza dell'essere un uomo o una donna? Come queste narrative indirizzano modi di agire la nostra stessa identità a partire da quello spazio intermedio tra personale, sociale e culturale che da un lato determina, dall'altro può trasformare il modo in cui agiamo la nostra identità sessuata di femmine o maschi, ma anche di individui transgender, di lesbiche o di omosessuali? Apro questo contributo riprendendo alcuni dei punti evidenziati da Anna Maria Lorusso (Ivi) 1 che pongo come premesse di questo scritto, al cui centro vi è una particolare formulazione della categoria di abito propria degli studi di genere e, più in specifico, di un prospettiva femminista 2 . Proverò quindi a ripercorrere il 1 Il lavoro da cui nasce questo scritto deriva da conversazioni congiunte con Anna Maria Lorusso e Francesco Mazzucchelli e Daniele Salerno, insieme a cui ho partecipato al panel su Peirce e l'abito organizzato nell'ambito del convegno annuale della Società di Filosofia del Linguaggio tenutosi a Bologna il 3 ottobre 2014. In questo senso i nostri due saggi, per quanto autonomi, partono da elaborazioni che, nel mio caso, riporto e ridiscuto come premesse. 2 Gli studi di genere (Gender Studies) sono oramai un campo interdisciplinare di ricerca che tocca dalla filosofia alla biologia, passando per la storia e le scienze sociali. È quindi un ambito troppo vasto per indicare un compendio che possa esaurirli. Per la prospettiva con cui chi scrive intende il RIFL / SFL (2014): 258-269 DOI 10.4396/14SFL2014 _______________________________________________________________________________ 259 modo in cui il concetto di abito è stato ripensato a partire da uno sguardo teorico e politico proprio di un'autrice italiana vissuta però negli Stai Uniti -Teresa de Lauretische ha guardato all'intreccio trail funzionamento della coscienza, la formazione dell'esperienza, i corpi 'sessuati'e le soggettività, insieme agli abiti che le costituiscono. Una riformulazione che ritengo utile per un'indagine semiotica e pragmaticista sulle relazioni tra soggetti, oggetti e abiti di cui discuterò i limiti, ma anche la possibile attualità. Tratterò dunque di un uso di Peirce che non è mai stato più di tanto riconosciuto negli studi canonici peirciani, né, tantomeno, negli studi di genere ma che, a mio parere, può essere utile rivisitare per entrambi i campi di ricerca. In ambito semiotico, perché può contribuire a un'apertura verso un'indagine sulla costituzione di soggettività marcate sì dal genere, ma più in generale pensate come risultato di posizionitagli dell'enciclopedia e catene enunciativein cui rientrano specifici meccanismi di potere da un lato, e di formazione della coscienza dall'altro. Nell'ambito invece di un campo di così difficile delimitazione quale quello degli studi di genere, mi sembra che un'attenzione verso la semiotica possa giovare ad alcune posizioni che, superato il post-strutturalismo, invocano un neo-materialismo i cui confini epistemologici sono spesso poco chiari. Riprenderò quest'ultimo punto nelle conclusioni. Tornando alle premesse dovute: intendo qui l'abito seguendo l'approccio teorico discusso da Lorusso (Ivi), secondo cui abito è appunto «oggetto di chi lo utilizza (come tale oggetto di coscienza e di indagine) ma è anche soggetto, che ha in mano "le sorti" dell'uomo cui è destinato. Per questo va al di là della coscienza singolare, perché ha un'estensione e un'agentività più ampia, che può includere, in modi diversi, differenti individui-oggetto». Ma non solo, grazie a questa agentività gli abiti mantengono una «funzione di mediazione, coordinamento e costituzione» rispetto all'attività cognitiva dei soggetti. Gli abiti «mediano dunque fra l'infinito del possibile o l'inesistente dell'impensabile e la realtà, riducendola, pertinentizzandola. Il soggetto grazie agli abiti tende ad agire in un certo, prevedibile, modo e a riconoscere e coordinare le esperienze che fa.» (Ibid., ultimi due corsivi miei). A riconoscersi, aggiungo, e ad adattarsi a modelli di genere costituiti da abiti agiti, ma anche agenti e strutturanti. Cosa accade quando sostituiamo al neutro universale 'uomo' [l'abito ha «in mano le sorti dell'uomo»] insieme alla relazione semantica di tipo partecipativo a cui rimanda (uomo vale sia come essere maschile, sia come termine che sussume il maschile e il femminile: cfr. VIOLI 1986), la locuzione 'essere umano', che a sua volta indica un insieme di soggettività che possono essere frutto dell'agentività di altri abiti di genere, di una diversa loro coscienza o, meglio, di una loro trasformazione, come accade per esempio per tutti quei soggetti che si vogliono queer 3 ? Per l'uomo come per la donna, così come per ciascun individuo che si pensi, e al tempo stesso si riconosca e venga riconosciuto, a partire da una determinata identità sessuata e, anche, corporea, è certo a partire dalla ripetizione di abiti, e dunquetorno a citare Lorusso -«dell'esperienza (reale o mediata, genere e la sessualità, si veda Demaria 2013; sulla complessità di uno sguardo "femminista", si veda invece Marchetti, Mascat, Perilli 2012. 3 Queer, banalizzando, è il termine che viene indicato per riferirsi a quegli individui che non si riconoscono in una delle due posizioni di genere (maschio o femmina), e nemmeno nella classica differenziazione del genere inteso come costruzione sociale, culturale e storica, e del sesso come dato biologico. Queer è però diventato anche un modo per designare una «teoria» (queertheory): si veda Arfini e Lo Iacono 2012. RIFL / SFL (2014): 258-269
doi:10.3280/sp2014-003008
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