Il soggiorno fiorentino (1902-1915) di Augusto Giacometti
Patrizia Belfanti
2000
Heft 1 Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-52898 PDF erstellt am: 05.04.2021 Nutzungsbedingungen Die ETH-Bibliothek ist Anbieterin der digitalisierten Zeitschriften. Sie besitzt keine Urheberrechte an den Inhalten der Zeitschriften. Die Rechte liegen in der Regel bei den Herausgebern. Die auf der Plattform e-periodica veröffentlichten Dokumente stehen für nicht-kommerzielle Zwecke in Lehre und Forschung sowie für die private Nutzung frei zur Verfügung. Einzelne Dateien oder
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Ein Dienst der ETH-Bibliothek ETH Zürich, Rämistrasse 101, 8092 Zürich, Schweiz, www.library.ethz.ch http://www.e-periodica.ch PATRIZIA BELFANTI II soggiorno fiorentino (1902)(1903)(1904)(1905)(1906)(1907)(1908)(1909)(1910)(1911)(1912)(1913)(1914)(1915) di Augusto Giacometti Avvertendo molto presto il disagio della ristrettezza geografica ed artistica che gli impongono il suo villaggio e la sua valle e ubbidendo al richiamo del colore, nel 1897 Augusto Giacometti decide di dare sfogo ad un impellente bisogno di libertä espressiva. Si stabilisce prima a Parigi (1897)(1898)(1899)(1900)(1901), dove studia /'Art Nouveau di Grasset, e poi a Firenze (1902)(1903)(1904)(1905)(1906)(1907)(1908)(1909)(1910)(1911)(1912)(1913)(1914)(1915). Nella capitalefrancese Giacometti rimane profondamente impressionato dalle opere del Beato Angelico esposte al Louvre. Lo spostamento a Firenze e legato alla volontä di approfondire le conoscenze sull 'Angelico e sull'arte rinascimentale in genere. L'intervento di Patrizia Belfanti, consacrato al periodofiorentino di Augusto Giacometti, corrisponde a un capitolo, qui in versione parzialmente rielaborata, della tesi di laurea che la giovane studiosa ha presentato nel 1997 presso TUniversitä degli Studi di Milano. A Firenze, spiega la Belfanti, Giacometti si sente attratto in modo particolare dall'arte rinascimentale, mentre mantiene una certa distanza dall 'ambiente artistico fiorentino dell'epoca, limitandosi a frequentare gli artisti stranieri (soprattutto svizzeri e tedeschi). Mantiene inoltre sempre vivo il contatto con la Svizzera, partecipando a vari concorsi ed esposizioni d'arte. La Belfanti ricostruisce il periodo fiorentino di Giacometti presentando le opere d'arte, tra cui anche le vetrate delle chiese, ammirate e studiate dal pittore; elenca gli artisti e i salotti culturali in cui egli si muoveva e si sofferma sulle esposizioni e sulle prime commissioni che gli giungono verso la fine del soggiorno toscano. Quando TItalia entra in guerra, Giacometti e costretto a tornare in patria. Si stabilisce a Zurigo, dove rimane fino alla morte, continuando perö a viaggiare frequentemente. Quello fiorentino, interrotto da un breve viaggio a Roma (1904) e, durante Testate, da regolari ritorni a Stampa, e uno dei periodi meno studiati dalla critica e in tal senso il presente studio colma una lacuna. Patrizia Belfanti e cresciuta a Madrid, dove ha frequentato la scuola italiana. Ha ottenuto la maturitä in Italia, presso il liceo artistico di Novara, dopodiche ha studiato lettere con indirizzo artistico a Milano. Vive e lavora in Germania. II 28 febbraio 2000 Patrizia Belfanti terra una conferenza presso il Centro Culturale Svizzero di Milano sul tema Augusto Giacometti (1877Giacometti ( -1947. II percorso italiano. (V.T.) Primo piano Questo contributo sul soggiorno fiorentino del pittore Augusto Giacometti e stato tratto in parte dalla mia tesi di laurea Augusto Giacometti , discussa nell'Anno Accademico 1996/97 presso TLniversitä degli Studi di Milano. La figura di questo artista grigionese di lingua italiana, che nonstante la fama in patria, all'estero e poco noto (egli viene citato grazie alla parentela con gli artisti Giovanni Giacometti, cugino di secondo grado di Augusto, e il figlio Alberto) ha suscitato il mio interesse non solo per il profondo legame con TItalia che Giacometti coltivö durante tutta la vita, ma anche per Taffascinante compresenza di stili che caratterizza la sua opera. Nonostante le diversissime fasi stilistiche, vi e un unico leit-motiv che ne percorre tutta Tarte: la passione e lo studio del colore ("Tutto ciö che e colore, ha sempre fatto una profonda impressione su di me."1). Proprio la passione per il colore e il tentativo di carpirne i segreti spinsero Giacometti a creare le prime composizioni cromatiche astratte: Qualcosa in me mi ha sempre spinto ad avere congnizione del colore, quella cognizione per virtü della quäle si possa disporre a beneplacito del colore. II mio scopo era dunque di spiare e di strappare alla natura le leggi del colore, per creare, con l'aiuto di queste leggi, un organismo (nel nostro caso un'arte) in tutto parallelo al mondo che ci circonda. In fondo non volevo altro che far concorrenza al buon Dio, che non e poco.2
doi:10.5169/seals-52898
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