Ricordi politici: le 'Proposizioni civili' di Cesare Speciano e il pensiero politico del XVI secolo [article]

Carta Paolo
2003
di Cesare Speciano e il pensiero politico del XVI secolo Introduzione Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo «proprio così come è stato davvero». Vuol dire impossessarsi di un ricordo così come balena in un attimo di pericolo. Walter Benjamin 1 Nel confino di Ventotene, insieme a Ernesto Rossi, Altiero Spinelli traduceva la Storia della storiografia moderna di Eduard Fueter, unitamente al libro di Lionel Robbins, The Economic Causes of War e alla classica opera su
more » ... di William David Ross 2 . Quale fu l'interesse di Altiero Spinelli per un volume che partendo dalla memorialistica tardo-quattrocentesca francese (dai Mémoires di Philippe de Commynes), per intenderci, ripercorreva i sentieri della narrazione storica degli umanisti fiorentini, discuteva del modello storiografico rinascimentale e della storiografia ecclesiastica del Cinquecento e giungeva fino allo storicismo del Ranke, «in sì fiera egri-1 W. BENJAMIN, Über den Begriff der Geschichte, trad. it a c. di G. Bonola e M. Ranchetti, Sul concetto di storia, Torino, Einaudi, 1997, p. 27. 2 La vicenda della traduzione dell'opera di Ross è alquanto controversa. Giuseppe Fiori, nella biografia dedicata a Ernesto Rossi (Una storia italiana: vita di Ernesto Rossi, Torino, Einaudi, 1997), parla di «Joseph Roth». L'errore è dovuto a una annotazione fuorviante che compare nell'autobiografia dello stesso Spinelli (A. SPINELLI, Come ho tentato di diventare saggio. Io, Ulisse, Bologna, Il Mulino, 1984, p. 293), nella quale egli ricorda di aver tradotto un volume su «Aristotele di Roth». Nell'elenco dei libri letti durante il confino e compilato dallo stesso Spinelli (A. SPINELLI, Machiavelli nel secolo XX, a c. di P. Graglia, Bologna, Il Mulino, 1993, p. 530), però, si legge chiaramente che egli possedeva il volume di «W. D. ROSS, Aristotle, London, 1937». Non si comprende come il curatore dell'edizione di tale elenco, Piero Graglia, abbia sentito la necessità di correggere la nota «W. D. Ross» di Altiero Spinelli con «Karl Heinz Roth», cioè con l'autore di Die ändere Arbeiterbewegung und die Entwicklung der kapitalistischen Repression von 1880 bis zur Gegenwart; certamente egli ha preso per buono il ricordo di Spinelli riportato nell'autobiografia. Su Altiero Spinelli si veda anche il bellissimo ritratto proposto dal compianto E. PII, Altiero Spinelli e il federalismo, in AA. VV., Il pensiero politico europeo , a c. di S. Mastellone, Firenze, CET, 1994, pp. 233-244 e le dense pagine di A. COLOMBO, Il federalismo europeo in tre tempi, in Temi politici del Novecento, a c. di A. Lazzarino Del Grosso, Napoli, Cuen, 1997, pp. 173-200. tudine di tempi»? Era certo il bisogno di un sussidio per i suoi bisogni nel momento di maggiore difficoltà, ma non solo, se lo stesso Spinelli, anni dopo, fu pronto a dichiarare nella sua autobiografia che proprio a quelle traduzioni egli partecipava non solo con «la penna» ma «intellettualmente» 3 : Oltre al lavoro fisico ne feci anche di penna. Grazie all'interessamento di De Ruggiero tradussi vari libri fra i quali ricordo, solo perché partecipai intellettualmente a quel che andavo facendo, Aristotele di Roth [si tratta invece di William David Ross], Die Geschichte der neueren Historiographie di Fueter, e The economic causes of war di Robbins. Ciò mi permise di dire ai miei, con sollievo mio, ancor più che loro, che non avevo più bisogno del sussidio che mi avevano mandato ogni mese dal giorno dell'arresto. Un brigadiere della polizia, passandomi un giorno accanto mentre stavo traducendo dal tedesco, mi chiese quante lingue conoscessi e, uditolo, esclamò: «Ma voi avete l'avvenire assicurato! Con tutte quelle lingue troverete senza difficoltà un posto di portiere in un grande albergo». Dal tono ammirato compresi che voleva non umiliarmi ma farmi un complimento, e sorrisi: «Chissà, potrebbe anche essere». Le domande che Gramsci pose al Guicciardini furono essenzialmente intorno alla possibilità di una scienza politica e alla differenza tra diplomazia e responsabilità politica, in un frangente della vita italiana in cui politica interna dello Stato e rapporti internazionali implicavano mezzi e fini diversi tra loro. Il momento, in modo non dissimile dalla prima metà del Cinquecento, imponeva un esame dei fondamenti stessi della politica. Guicciardini, scriveva Antonio Gramsci dal carcere nel quaderno VIII, «segna un passo indietro nella scienza politica di fronte al Machiavelli» 8 . L'attestazione rispondeva pienamente alla sua lettura machiavelliana, nella quale egli rielaborava i canoni crociani fino al loro ribaltamento: il Machiavelli scriveva per «chi non sa», per chi nella lotta politica «deve riconoscere necessari determinati mezzi, anche se propri dei tiranni, perché vuole determinati fini» 9 . Gramsci sottolineava l'impianto schiettamente italiano del Guicciardini rispetto al Machiavelli che si era «innalzato a un pensiero europeo» 10 . Dichiarava tuttavia, in altro luogo, di voler estrarre dai propri quaderni «una serie di note che [fossero] del tipo dei Ricordi politici e civili del Guicciardini (tutte le proporzioni rispettate)» 11 . I Ricordi sono tali, infatti, «in quanto riassumono non tanto avvenimenti autobiografici in senso stretto (sebbene anche questi non manchino), quanto 'esperienze' civili e morali (morali più nel senso etico-politico), strettamente connesse alla propria vita e ai suoi avvenimenti, considerate nel loro valore universale o nazionale» 12 . Gramsci mostrava dunque da un lato il suo apprezzamento per il modello letterario e politico dei Ricordi e nondimeno rilevava l'attacco del Fiorentino contro la scienza politica. Ecco dunque che la preferenza gramsciana andava piuttosto per l'uomo «europeo» del Machiavelli, che non per quello, tutto italiano e chiuso nel proprio particolare, tratteggiato dal Guicciardini. La «natura umana» è in tutto diversa tra i due pensato-8 Sul tema mi permetto di rinviare al mio Guicciardini scettico?, in Bologna nell'età di Carlo V e Guicciardini, a c. di E. Pasquini e P. Prodi, Bologna, Il Mulino, 2002, pp. 265-281, del quale mi servo per la presente introduzione. A. GRAMSCI, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, Torino, Einaudi, 1953, pp. 85-87. 9
doi:10.15168/11572_64935 fatcat:mgiu3zwukzdypchyka6vzq3lym