Perché c'è variazione invece di niente?

Bernard Laks
Laboratorio critico   unpublished
1 Teorie della variazione in prospettiva storica Nella storia recente della linguistica, la pubblicazione di Weinreich, Labov e Herzog (1968) ha segnato una svolta decisiva. All'epoca, per molti giovani linguisti questo testo non solo ha rappresentato l'atto di nascita della sociolinguistica moderna ma ha orientato] anche la loro carriera intellettuale. In realtà, nel '68, il termine di «sociolinguistica» aveva già qualche anno 1. Currie l'aveva creato negli anni '50 per spiegare, tra le altre
more » ... ose, la relazione tra lingue e caste in India (Currie 1952). Mentre nei primi anni '60, la sociolinguistica e la sociologia del linguaggio si fanno strada progressivamente grazie alle grandi conferenze internazionali che ne delimitano il territorio 2 , è nel 1968 che la prospettiva sociolinguistica si impone veramente riunendo in modo originale la dialettologia strutturale, specialmente quella urbana, i lavori sul contatto e sull'interferenza linguistica da una parte, la linguistica storica dall'altra 3. Una tale convergenza non ha nulla di strano. Era stata annunciata mezzo secolo prima da Meillet che nella sua lezione inaugurale al Collège de France (Meillet, 1921) sosteneva che tutte le dimensioni del cambiamento linguistico (geografico, sociale, stilistico o storico) hanno un'unica origine : il carattere di istituzione sociale della lingua. Ne consegue, secondo lui, che tutti i fenomeni di interferenza, di evoluzione, di separazione-insomma, tutto quello che per Whitney (1875) fa che la lingua sia viva-hanno sempre un'origine esterna. Ecco perché i linguisti che adottano un punto di vista interno possono sicuramente descrivere questi fenomeni ma esclusivamente per quello che sono, senza riuscire a spiegarli in maniera definitiva 4. Per arrivare ad una spiegazione causale, sempre secondo Meillet, è necessario adottare un punto di vista esterno e sociale. Per ricondurre i fatti linguistici alla loro causa, e dunque spiegarli, bisogna riconoscere il ruolo centrale che gioca la variazione nella fenomenologia linguistica. Tale variazione è legata alla dimensione intrinsecamente sociale del linguaggio 5. Questa è stata la lezione di Meillet ripresa cinquant'anni dopo da Weinrich. Mi propongo di mostrare in questa sede che questa lezione è stata globalmente ignorata dalla linguistica del ventesimo secolo, ma che ritorna attualmente in primo piano con una specificità rinnovata. Nel '68, nel loro manifesto per un'analisi empirica del cambiamento linguistico, Wienrich e i suoi due dottorandi 6 mettono dunque la variazione al centro dei fenomeni linguistici. Per ottenere questo, uniscono più problematiche. A partire da una riflessione sui differenti modelli del cambiamento storico dai neogrammatici in poi, discutono in particolare dei fenomeni di evoluzione
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