Rivista di Psicologia Clinica n.1-2010 4 L'inconscio nel pensiero di Ignacio Matte Blanco
Renzo Carli, Fiammetta Giovagnoli
unpublished
Premessa Guardiamo al destino multiforme, variegato e indefinito della più grande scoperta di Sigmund Freud, il sistema inconscio. Già nel corso della sua proposta teorica, Freud presenta due distinte modalità di considerare l'inconscio. Nella prima topica lo considera come la vera realtà psichica, e lo fonda sulle cinque caratteristiche ormai note 1 : condensazione; spostamento; assenza di contraddizione mutua tra la presentazione dei differenti impulsi, quindi assenza di negazione; assenza di
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... tempo; sostituzione della realtà esterna con quella psichica. Nella seconda topica, di contro, propone una concezione strutturale della mente, ove il sistema inconscio si "concretizza" entro una componente "profonda" o Es, alla quale si contrappongono Super Io e Io quali elementi di rapporto con la realtà: una realtà interiorizzata come controllante e punitiva, il Super Io; una realtà con cui stabilire una relazione adattiva, tramite le funzioni dell'Io. E' interessante considerare il successo della seconda proposta freudiana, se confrontata con la prima. Con la concezione strutturale della mente, si ha una sorta di reificazione della proposta psicoanalitica: c'è un "luogo profondo" dove urgono pulsioni tendenti a investire sensualmente, o meglio a sessualizzare ogni aspetto della realtà; questa istanza pulsionale (unica o duplice, nelle varie fasi di elaborazione) si scontra con le esigenza della realtà: una realtà culturalmente segnata e caratterizzata da urgenze moralistiche, come più volte commentato in ordine al sistema culturale in cui lavora e propone il suo pensiero psicoanalitico Sigmund Freud. Di qui la rimozione, intesa quale "operazione con cui il soggetto cerca di mantenere nell'inconscio rappresentazioni (pensieri, immagini, ricordi) legati a una pulsione. La rimozione si attua nei casi in cui il soddisfacimento di una pulsione-atta di per sé a procurare piacere-rischierebbe di provocare del dispiacere rispetto ad altre esigenze" (Laplanche & Pontalis, 1967). Di qui la necessità di "venire a patti" con la realtà (culturale); a questo scopo si propongono due componenti della mente: l'Io quale mediatore tra pulsioni e realtà; il Super Io quale controllore, derivante dall'interiorizzazione delle figure parentali o comunque autoritarie della prima infanzia. Questo teatrino fatto di componenti mentali, in lotta dialettica tra loro, appare al contempo facile ed affascinante nel descrivere le vicende della mente umana. Quante volte, in un linguaggio fuoriuscito dalla stretta cerchia psicoanalitica ed ormai dilagante anche entro i modi di dire dei mass media, abbiamo sentito parlare di istanze superegoiche, di pulsioni inconfessabili strettamente connesse alla sessualità, di difese dell'Io, di Io debole, fragile, così come di Super Io rigido, inflessibile, incombente! La topica strutturale fornisce un modello che ci sembra più narrativo che dinamico. Un modello ove compare nettamente ciò che è normale e ciò che non lo è; la nevrosi fa il suo ingresso, pesantemente, entro la concezione psicoanalitica della mente e il "funzionamento" dell'Io, la "forza" del Super Io, lo strapotere non arginato delle "pulsioni profonde" acquisiscono valore di elementi descrittivi dello scarto tra normalità e patologia. Una patologia che viene così "oggettivizzata", che perde la sua valenza "soggettiva" per entrare nella diagnosi che si fa medicalizzata, che sancisce il modello e lo scarto dal modello. Il tema delle "fantasie inconsce", della loro valenza trasgressiva, inquietante perché riferita alla sessualità od alla violenza aggressiva, predomina nella seconda topica; dimensioni che guidano il comportamento individuale dell'uomo e che vedono affermarsi una loro manifestazione qualora vengano meno quei freni inibitori che consentono una convivenza non sottomessa all'espressione problematica delle pulsioni, delle fantasie inconsce, delle istanze "profonde". Proporremo di contro, sulla scorta del pensiero di Matte Blanco, di guardare al modo simbolico emozionale con cui sono elaborati, collusivamente, gli oggetti della realtà contestuale.
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