H-ermes. Journal of Communication L'infinito della lingua: la retorica e lo scarto della parola
Gianluca Solla
2014
J. Comm
unpublished
The infinite of language: rhetoric and the gap of word. This essay will explore the inner connectedness between three philological sights: first, a rarely visited place in the Aristotelian theory on discourse, second, some reflections on rhetoric as art in Quintilian's Institutio oratoria, third, psychoanalytic reflections on language. I intend to show how the art of rhetoric-precisely in its status as art-presents a moment, in which human speech is no longer reducible to knowledge. Instead of
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... erely functioning as a doctrine on the use of language, rhetoric stages the event of the spoken word, a word that exceeds narrow conceptions of meaning. L'ipotesi che intendo verificare nelle pagine seguenti riguarda lo statuto della retorica in quanto interrogazione sul linguaggio. Intrecciando un luogo poco frequentato della teoria aristotelica dei discorsi insieme ad alcune indicazioni sull'insegnamento dell'arte oratoria presenti nell'Institutio oratoria di Quintiliano, e valorizzando la riflessione psicoanalitica sul linguaggio, si tratterà di mostrare in che modo l'arte della retorica possa essere riconosciuta-proprio nel suo statuto di arte-come luogo in cui il dire umano emerge nella sua irriducibilità al sapere, e questo benché l'oratoria evidentemente non escluda il sapere, anzi si costituisca innanzitutto come un insieme di conoscenze. Pertanto, in forma particolarmente coincisa, si potrebbe formulare la tesi che intendo approfondire nei seguenti termini: lungi dal ridursi a una dottrina sull'uso effettivo o presunto di un linguaggio di cui essa sarebbe chiamata a inseguire e a insegnare le leggi in vista della costruzione di un dire (più) efficace, la retorica ha valore di rivelazione: essa rivela la verità della parola, dell'evento del dire come eccedente rispetto alla stessa dimensione del senso. Come pensare questa verità della parola che la retorica ci consegna? 1. Nel corso sulla retorica antica tenuto nel 1964 all'École pratique des hautes études di Parigi, Roland Barthes formula la tesi per cui la retorica "è stata la sola pratica (con la grammatica, nata dopo di essa) attraverso la quale la nostra società ha riconosciuto il linguaggio, la sua sovranità [sa souveraineté]" (Barthes 1970, p. 10, corsivi miei). Scrivo in corsivo due elementi della frase di Barthes, le cui implicazioni permettono di situare più esattamente il gesto della retorica. Intanto la retorica sarebbe in grado di riconoscere il linguaggio proprio in quanto essa è "pratica", cioè non un sapere presupposto, saputo e poi applicato, ma una conoscenza che si fa all'atto della parola. Il suo non sarebbe pertanto un gesto di
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